Annaffia i fiori, gli agenti gli sequestrano la canna da giardino

Le piante sul balcone avevano bisogno d’acqua e lui, premuroso, ha preso il tubo e le ha bagnate. Ma stava commettendo un reato. Questo di sicuro è stato il parere dei due solerti poliziotti che si sono subito apprestati a sequestrare i 9 metri di “arma del delitto”, la canna da giardino del parrucchiere pollice verde. Non solo. Secondo la legge, scatta anche una multa di 206 euro come ammenda. Insomma, per un pelo non è andato il galera a causa dei suoi gerani… 

Secondo il racconto di Abruzzoweb.it, la colpa del nostro è stata quella di annaffiare piante e fiori infrangendo l’ordinanza del sindaco del paese di Lanciano, Mario Pupillo, che ha vietato alla cittadinanza di usare l’acqua “per usi diversi da quello potabile”. I termini usati dal sindaco sono stati molto specifici nel definire quali sono gli usi non ammessi: “l’annaffiatura di orti e giardini privati, l’irrigazione campi, il lavaggio di autovetture, il lavaggio di spazi di aree private, il riempimento di vasche e piscine private ed altro utilizzo diverso dalle normali necessità domestiche e produttive”.

L’articolo specifica pure che di vero reato si tratta, perché regolamentato come materia penale: la polizia municipale dovrebbe trasmetterne regolare informativa nientemeno che alla Procura della Repubblica. Divertente in un paese dove ci si fanno dei problemi a condannare gli assassini alla galera. Pare che i cittadini di Lanciano stiano già organizzando una colletta per ridare la canna al parrucchiere…

Di acqua potabile abbiamo già parlato, ma qui, tante le domande che mi vengono in mente: l’irrigazione dei campi non è forse un’attività produttiva? E poi: passa dunque il principio che annaffiare piante e fiori diventa un “reato a tempo” (visto che le ordinanze di questo tipo sono in genere riservate ai mesi estivi)? E ancora: e i danni che provengono dalle mancate bagnature – prolungatesi per mesi – in caso di giardini o piante o di pregio (specie ricercate o particolarmente annose o dal valore affettivo, per esempio, o giardini progettati a caro prezzo dall’architetto o dal garden designer), quelli chi li paga? Il comune?

Voi che ne pensate? Dite la vostra!