Per la prima volta nella storia e grazie ad una accurata ricerca scientifica, l’esatta età degli ulivi del Giardino del Getsemani, le piante che – secondo la tradizione cristiana – furono muti testimoni dell’inizio della Passione di Cristo, verrà rivelata in una conferenza stampa questo venerdì, 19 ottobre, a Roma. A rendere noti i risultati, che riguardano anche il codice genetico degli alberi e il loro stato di salute, sarà il Custode di Terra Santa, Pierbattista Pizzaballa, affiancato dai protagonisti dell’indagine, il prof. Giovanni Gianfrate, agronomo ed esperto di storia dell’ulivo del Mediterraneo, e il prof. Antonio Cimato dell’istituto Ivalsa – CNR di Firenze, coordinatore della ricerca scientifica.
Sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme, sono rimaste otto piante, sicuramente antichissime, forse millenarie. Per la devozione popolare sono gli alberi sotto cui Gesù pregò e chiese aiuto al Padre, prima di venire arrestato. Tuttavia le testimonianze storiche sono state sempre controverse e da ciò è nato il progetto di studiare scientificamente le piante, con alcuni prelievi dalle radici, dal tronco a dai rami, per stabilire innanzitutto se fossero lì ai tempi di Cristo, ma anche per difenderle dalle malattie e dai possibili danni dell’inquinamento.
I promotori dell’iniziativa non vogliono dare anticipazioni, limitandosi a dire che saranno “molto, molto interessanti”. Lo stato di salute degli ulivi è comunque eccellente. “Nonostante la normalità, in questi casi, sia la presenza di virus, batteri e funghi, sulle piante del Getsemani non abbiamo trovato nulla, nemmeno la comunissima ‘rogna dell’ulivo’. E’ un fatto eccezionale”, spiega il prof.
Aggiornamento 19 ottobre 2012:
Il tronco e le chiome hanno 900 anni, ma il loro dna suggerisce che sono tutti figli di un unico albero-papà molto più antico. Sono questi i risultati della ricerca scientifica durata tre anni sugli ulivi del giardino del Getsemani a Gerusalemme. I dati sono stati illustrati oggi in una conferenza stampa a Roma. L’indagine è il frutto di una collaborazione collettiva tra centri e atenei italiani, mentre le analisi al radiocarbonio sono state effettuate, con identici risultati, in due dei centri più accreditati al mondo, a Vienna e nell’Università del Salento.
I risultati hanno indicato che la datazione del fusto di tre degli otto ulivi (gli unici per i quali è stato tecnicamente possibile eseguire lo studio) può essere collocata alla metà del dodicesimo secolo, ovvero in epoca crociata. Ciò però non deve deludere i devoti e i fedeli. La stessa ricerca scientifica racconta solo un capitolo della storia degli alberi. La datazione si riferisce infatti alla parte emersa delle piante, cioè al tronco e alla chioma. Ma le analisi del Dna degli alberi (in questo caso di tutti gli otto) ha rivelato che gli ulivi hanno profili genetici identici. Ciò significa che sono figli di uno stesso albero, certamente più antico. In altri termini, ipotizzano gli studiosi, nel dodicesimo secolo qualcuno (probabilmente i crociati quando ristrutturarono la Basilica del Getsemani) prese le talee, ovvero porzioni di rami, da un unico ulivo e li piantò nel giardino.
Perché scelse proprio quell’ulivo, tra le migliaia presenti a Gerusalemme? Aveva, già all’epoca, un significato speciale? Sono domande che rimarranno senza risposta, perché “andare a ritrovare il padre – ha detto il prof. Cimato – è impresa impossibile”. In ogni caso le piante, che hanno una “ragguardevole età”, godono di “ottima salute” nonostante l’inquinamento provocato dalle centinaia di pullman turistici che affollano la zona: il terriccio dell’orto sembra bloccare agenti dannosi, ha osservato ancora Cimato. “E ciò – ha aggiunto – è un piccolo miracolo”.