Se la natura morta diventa viva: a Milano in mostra frutti e ortaggi in 3D

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L’uomo ha da sempre amato ritrarre i doni della natura e spesso ha sentito la necessità di farlo per poterla studiare da vicino, creando collezioni di esemplari nate per le aule delle università oppure per i volumi delle biblioteche. Ma cosa succede se queste forme di studio e contatto con la natura escono dalle sale di studenti e letterati per entrare con garbo raffinato nel mondo di eventi e mostre aperte al pubblico? Accade il miracolo: l’artista si fa vestale, messaggero e strumento privilegiato che la Natura sceglie per mostrarsi nei suoi meccanismi più intimi e perfetti all’uomo della strada. E’ a questo che ho pensato vedendo le immagini che ora vi propongo qui della mostra della Nature Vive in 3d che aprirà i suoi battenti tra poco, dall’11 al 27 aprile nella Galleria Salomon in via San Damiano 2 a Milano, con le opere di Paola Nizzoli, maestra nell’antica e sconosciuta arte della ceroplastica.

La tecnica della ceroplastica si perde nel passato e oscura per sempre sarebbe rimasta se non ci fosse chi, come la Nizzoli, non si fosse interessato ad essa a tal punto da farne la propria specialità e il proprio mestiere. La creazione di soggetti del mondo vegetale tramite la “scultura” con cere naturali di ogni tipo è materia per iniziati e per sguardi appuntiti: l’occhio dell’artista riesce di ogni mela, di ogni mandarino, a cogliere ogni minima sfumatura, ogni minima perfetta microscopica imperfezione. E a ricrearla con tale sapienza da ingannarci, noi sprovveduti visitatori, al punto da scambiare queste opere per i loro modelli.

Quando poi il singolo esemplare viene avvicinato ad altri, si creano composizioni che, oltre a rievocare celebri dipinti del passato, si trasformano in moderne ambientazioni che strizzano l’occhio ad un prezioso design spesso in un gioco di metallici riflessi ed elevano i propri emuli vegetali a protagonisti assoluti offerti all’occhio del pubblico nell’esaltazione reciproca di forme e colori. Un’esperienza che ci invita a guardare a questi soggetti non solo come cibo, ma come il mix dei sensi che evocano in noi tutte le piante commestibili: da odorare, da toccare, da ascoltare, da gustare, da ammirare. Una mostra che fossi in voi, non mi perderei.