Siamo abituati a pensare frutta e verdura come oggetti inanimati. “Muoiono” quando li stacchiamo dalla pianta che ha dato loro vita, pensiamo. Ma non è proprio così. Frutta e verdura, anche quando si trovano sui banchi del mercato o nelle nostre case, continuano a rispondere alla luce, all’umidità e agli stimoli ambientali, esattamente come quando erano sulla pianta. Realizzata da un gruppo di ricerca dell’Università Rice, in Texas, e pubblicata sulla rivista Current Biology, la scoperta impone un ripensamento non solo su come conserviamo ortaggi e frutta, ma anche sul nostro modo di consumarli.
A differenza degli animali le piante sono costituite da molte parti distinte, una sorta di ‘moduli’ come sono foglie, frutti e radici, che possono continuare ad aver un metabolismo e sopravvivere in maniera indipendente almeno per un certo tempo. Lo studio realizzato dai ricercatori statunitensi dimostra come frutta e verdure continuino a percepire la luce e, di conseguenza, i loro orologi biologici continuano a ‘ticchettare’. Quindi anche dopo la raccolta, le cellule di queste parti delle piante rimangono attive e vive, quindi capaci di modificare i livelli di sostanze chimiche al loro interno in base al momento della giornata, della quantità di luce o della temperatura.
La scoperta dell’esistenza di queste variazioni potrebbe suggerire gli orari migliori per cibarsi di specifici frutti, adeguandoci ai loro ritmi interni in modo da sfruttarne al massimo il potere nutritivo e la riserva di vitamine. Allo stesso tempo la scoperta potrebbe suggerire miglioramenti per una conservazione ottimale durante le fasi di trasporto ed esposizione delle merci.