Gridolini eccitati, risatine e chiacchiericci mischiati al suono di passi precipitosi: dovevano essere questi i suoni che spesso echeggiavano tra le stanze e le grotte artificiali di Villa Visconti Borromeo Litta, una delle “ville di delizia” della potente Famiglia Borromeo. Sembra di sentirle ancora risuonare oggi, aggirandosi tra le stanze e le magnifiche pareti interamente coperte di affreschi di sasso della splendida Villa.
Pirro I Visconti Borromeo, il nobile burlone che voleva stupire i suoi ospiti nel 1500 forse non immaginava che il suo “dono” arrivasse così lontano: invece i giochi d’acqua della villa sono arrivati fino a noi (tranne quelli della Stanza della Pioggia purtroppo, che sicuramente se restaurati sarebbero di grande effetto), grazie ad un’ampia e certosina opera di ricostruzione filologica e alle cure dell’Amministrazione comunale di Lainate e dell’Associazione Amici di Villa Litta, che senza risparmio se ne sono presi carico fino a farla tornare allo splendore che possiamo ammirare ora.
Il meccanismo del Ninfeo, come viene chiamato, è complesso: i giochi d’acqua sono il frutto di ugelli accuratamente nascosti tra le pareti e nella pavimentazione, praticamente invisibili agli occhi dell’ignaro visitatore, collegati da chilometri di tubi su una superficie di mille metri quadrati creati dal genio di un ingegnere militare, Agostino Ramelli. Sarà l’esperta guida ad azionarli grazie all’aiuto dei “fontanieri”, volontari che agiscono sulle leve che comandano i getti da piccolissimi loculi nascosti alla vista. E non pensate di potervi sottrarre a qualche doccia: l’accorto Pirro ha fatto in modo che scamparla senza bagnarsi fosse impossibile – se non in qualche remoto e segreto anfratto – incrociando getti d’acqua in tutte le direzioni!
Ma va detto che la Villa non offriva solo “docce” gratis ai suoi illustri ospiti. Vi si coltivavano, per il piacere dello sguardo come del gusto, piante di agrumi che in inverno venivano spostati al riparo nelle limonaie e per molto tempo le serre hanno ospitato meravigliose orchidee, al tempo in cui erano ancora piante rare e del tutto misteriose e specie tropicali come ananas, banani, caffè, tamarindi, palme, ibischi e gardenie. Il grande parco storico con magnolie vetuste e alberature imponenti offriva poi a dame e cavalieri altri angoli di frescura, tra boschetti e vegetazione. Insomma, concepita per essere una dimora estiva, Villa Litta condensava al suo interno i più grandi piaceri della vita intrecciandoli e fondendoli al suo interno: piante, arte, cultura, relax, storia, acqua, ingegno trovano in questo complesso splendida espressione.
Un fascino, quello della Villa, che dovrebbe essere più valorizzato, un bene italiano prezioso, che senz’altro meriterebbe di essere più noto e visitato. Peraltro qui si è forse trovata la quadra nel rapporto tra bene storico e bene pubblico senza far torto né ad uno né all’altro: il parco infatti è stato messo gratuitamente a disposizione della cittadinanza, che lo vive con grande piacere, mentre solo la parte più delicata e preziosa, quella del Ninfeo e dei Palazzi, prevede un’entrata a pagamento. E l’Associazione Amici di Villa Litta funziona nella fusione armoniosa di autorità comunali, esperti e appassionati. Un esempio, dove fosse possibile, sicuramente da copiare.