“…a Pollsmoor, dove impiantai un orto che sarebbe diventato uno dei miei passatempi preferiti, e un modo per evadere dal monolitico mondo di cemento nel quale eravamo rinchiusi. Dopo aver osservato per qualche settimana lo spazio vuoto sul terrazzo dell’edificio, che era inondato dal sole tutto il giorno, decisi di impiantare un orto e ne ebbi il permesso dal comandante del carcere. Richiesi che mi fossero forniti sedici barili vuoti dell’olio da centocinquanta litri, che tagliai a metà e riempii con terriccio fertile, ricavandone così trentadue vasi di proporzioni gigantesche.
Coltivavo cipolle, melanzane, cavolfiori, lattuga, pomodori, peperoni, fragole e altri ortaggi . Nel momento di massimo splendore la mia azienda agricola contava quasi novecento piantine ed era molto più grande dell’orto che avevo a Robben Island. Continua a leggere