Teleriscaldamento, ma quanto mi costi?

Apriamo il Nuovo Anno con una riflessione sul nostro modo di affrontare la brutta stagione che, mentre fuori attanaglia giardini, terrazzi e balconi, in casa ci costringe a ripensare al consumo di energia che vorremmo sempre più rispettoso della natura. In teoria il teleriscaldamento sembrerebbe essere la risposta giusta per riscaldare la casa diminuendo l’impatto ambientale, ma è proprio vero? A distanza di qualche tempo dal “lancio” di questo tipo di servizio, Fiori&Foglie l’ha chiesto all’Ing. Ballarini che, tirando una riga di bilancio sulle esperienze fatte fin qui, ci spiega perché la risorsa in questione rischia di non essere poi così conveniente…

“Il teleriscaldamento, soprattutto quando è associato alla cogenerazione, è una cosa bellissima: il metano viene bruciato per produrre energia elettrica e il calore di scarto, che normalmente viene buttato via, viene invece convogliato nelle nostre case dove viene utilizzato per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria. Non si butta via niente, con grande beneficio per l’ambiente e, in teoria, per l’economia. Ma c’è un ma, come hanno scoperto sulla loro pelle alcuni dei clienti della prima ora di questo promettente servizio.

Per sua natura il teleriscaldamento è un monopolio strutturale, come lo erano altre utility: acqua, luce, telefono che faticosamente, e in modo ancora incompleto, hanno imboccato la strada della liberalizzazione. In altre parole o il calore lo prendi dalla azienda energetica che ti ha allacciato o stai al freddo: non esiste concorrenza.

Non solo, spesso le società di gestione hanno predisposto nei contratti dei vincoli che rendono impossibile tornare indietro, se non aprendo un contenzioso.

E, dulcis in fundo, molti che inizialmente avevano goduto di tariffe vantaggiose, oggi se le vedono aumentate in misura maggiore all’aumento dei combustibili, al punto di rendere il teleriscaldamento meno vantaggioso di molte altre tipologie di riscaldamento disponibili. Ad esempio qualcuno è partito pochi anni fa pagando 6 centesimi per kilowattora termico e adesso si trova a pagare quasi 10 centesimi.

Chi avrebbe potuto immaginarlo? 🙁

Tutto questo è un peccato, perché il teleriscaldamento è veramente una risorsa promettente per il nostro futuro. Ma è un mercato ancora giovane e immaturo, come qualcuno sta scoprendo sulla sua pelle.

Senonché qualche anno fa l’Autorità Garante della Concorrenza ha avviato una indagine conoscitiva sul tema evidenziando un quadro normativo carente. Il problema è ancora ben lontano dalla sua soluzione: molti enti, condomini e privati continuano a pagare tariffe eccessive e qualcuno sta aprendo dei contenziosi, andando ad ingolfare ulteriormente il nostro sistema giudiziario, per veder riconosciuta la nullità delle clausole che impediscono la rescissione di contratti diventati troppo onerosi per le famiglie.

Eppure un quadro normativo certo e che cauteli tutte le parti è nell’interesse di tutti, anche delle aziende energetiche che potrebbero ampliare un mercato che è solo ai suoi inizi e consente vantaggi economici reali. Mercato frenato a questo punto dalle comprensibilissime preoccupazioni dei potenziali utenti, timorosi di finire intrappolati da clausole capestro o, nella migliore delle ipotesi, di doversi sobbarcare l’onere di dotarsi di nuovo di caldaia. Di fatto, essere esosi adesso non è molto lungimirante per chi offre questo servizio.

Insomma, salviamo il teleriscaldamento e i benefici ambientali che può portate, ma tenendo gli occhi aperti!”

Per approfondire in Rete:
Le indagini conoscitive dell’Authority

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