Il Parlamento europeo con un gesto politico forte e trasversale ha bocciato, oggi a Strasburgo, le nuove regole sulle sementi proposte dalla Commissione europea. Il testo è stato respinto dalla grande maggioranza dei deputati – 650 contro 15 – consapevoli che in gioco c’è la protezione dell’agricoltura tradizionale, quella che Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e Terra Madre ama chiamare “la biodiversità agricola e selvatica per garantire una sovranità alimentare sicura”.
Gli eurodeputati hanno messo in discussione il metodo seguito dall’Esecutivo Ue per semplificare il settore “che risultava – sostengono – eccessivamente gravoso per gli operatori, soprattutto quelli del vivaismo viticolo, frutticolo e forestale che avrebbero visto aumentare esponenzialmente gli oneri a loro carico”. La proposta avrebbe poi dato “troppo potere alla Commissione Ue, privando gli Stati membri della possibilità di adattare le regole alle loro esigenze”. A farne le spese, sarebbero state “le piccole e micro imprese che producono sementi ma anche gli agricoltori che scambiano e riutilizzano e migliorano sementi agricole al di fuori del quadro industriale”.
Il no dell’Assemblea è la conseguenza delle forti preoccupazioni sollevate da tutti i gruppi politici del Parlamento – ha spiegato Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura del Parlamento – “rispetto a un testo che riunisce 12 direttive europee e necessita di 90 atti delegati per poter essere applicato. Abbiamo bisogno di più tempo – ha aggiunto De Castro – per esaminare le opzioni possibili come quella di mantenere distinti la produzione e la commercializzazione di sementi da quella di piante da frutto, ulivo e vite, o ancora dalle piante forestali”. Abbiamo realizzato un buon lavoro, ha detto soddisfatto il relatore del documento, il deputato Sergio Silvestris (Ppe) – in quanto “ha permesso di fare emergere una sensibilità ampiamente condivisa”. Soddisfatto anche Giovanni La Via, capo delegazione Nuovo Centrodestra al Parlamento europeo, secondo cui è stata bloccata una proposta “iniqua e dannosa”, in una parola “sgangherata”. Abbiamo tutelato i coltivatori biologici, i giardinieri e i piccoli produttori dall’attacco delle grandi multinazionali dell’agricoltura” ha ancora lanciato l’eurodeputato Andrea Zanoni (Pd). Ora la parola passa ai 28 Stati membri dell’Ue.