Rieccoci per il secondo appuntamento con la rubrica “-I segreti degli alberi” di Fiori&Foglie, in cui Stefano Lorenzi, professionista esperto arboricoltore della Sia (Società Italiana di Arboricoltura), ci parla di questi splendidi vegetali con cui conviviamo fuori e dentro alle nostre città. E il tema di oggi è proprio questo: tra marciapiedi, vie e piazze, quali pericoli corrono gli alberi che vivono sotto casa? Quello che noi facciamo incide sulla loro salute?
Quante volte ci è capitato di camminare per le nostre città ed ammirare grandi alberi e godere della loro maestosità e bellezza? Sicuramente tante, ma altrettante volte ci è capitato di notare alberi mal messi e al limite della sopravvivenza, anche pericolosi per la nostra incolumità. Quello che però forse non tutti fanno è indagare perché quel albero sta così male, cosa gli ha provocato malattie e deperimento. La risposta è fin troppo semplice: noi, l’uomo. E non sempre le cause sono da ricercarsi in grandi lavori stradali o edili che abbiano reciso le radici o danneggiato pesantemente rami o tronchi.
Quasi sempre invece le cause sono due: errata messa a dimora dell’albero, piantato in uno spazio troppo stretto per il suo sviluppo radicale e …il calpestio del terreno circostante: sì, avete capito bene!! Il semplice camminare sotto un albero compatta il suolo in maniera massiccia e lo rende asfittico e impermeabile. A causa di questo, le radici non riescono a svolgere le loro attività di scambio gassoso e non ricevono acqua e questo le distrugge.
Altro mito da sfatare è che le radici dei grandi alberi vadano a grandi profondità: falso!!!
Specialmente in ambiente urbano le radici rimangono in superficie perché a loro serve ossigeno e l’ossigeno non si trova a più di un metro di profondità. Quindi si può affermare che la maggior parte delle radici assorbenti si trova in uno strato di terra di circa 80cm di profondità. Compattare questa area di terra è letale per l’albero!
Molti obiettano: “Ma figurati se io, con il mio peso, posso far danni!!”, invece il problema sta proprio lì: in proporzione, compatta di più il piede di un uomo o la zampa di un cane piuttosto che un cingolo di una grossa ruspa. Il motivo è presto detto: il peso dell’uomo e dell’animale sono concentrati in pochi centimetri quadrati e questo fa sì che l’azione compattante sia devastante, mentre l’enorme peso della ruspa è distribuito sugli svariati metri quadri del cingolo.
Questo esempio vuole far capire quanto le nostre semplici azioni, come camminare in un parco sotto un grande albero, possano influire in maniera consistente sulla sua salute. L’esempio lo possiamo cercare noi stessi in ogni parco cittadino: avrete sicuramente visto tutti quei sentieri dove passano persone e animali e dove non cresce più nulla. Se osservate attentamente, lì il terreno calpestato è duro come roccia… e se scalzate un po’ la terra, vedrete come ha perso la sua porosità e la sua capacità di avere aria al proprio interno. Un problema che alcune amministrazioni stanno affrontando creando “zone di tolleranza” non calpestabili intorno agli alberi monumentali.
Attenzione, vivere gli alberi si può e si deve, ma occorre farlo con rispetto e in maniera sostenibile, attuando e pretendendo dai comuni soluzioni tecniche che evitino il problema del compattamento del terreno circostante al tronco e permettano allo stesso tempo la fruibilità dell’albero da parte di noi cittadini.