Circa 150 capi di Stato e di governo in rappresentanza di 195 Paesi si confrontano a partire da oggi su cosa si deve fare, a livello mondiale, per contrastare il cambiamento climatico che le azioni umane stanno creando nel pianeta. L’obiettivo della XXI Conferenza Onu sul clima, presieduta dal ministro francese degli Esteri Laurent Fabius, che si terrà a Le Bourget, appena fuori ad una Parigi blindata e tesa, è raggiungere un accordo vincolante firmato da tutti i paesi che fissi azioni concrete entro venerdì 11 dicembre, giornata conclusiva dell’evento. Grande pressione sui leader: la richiesta alla Cop21 di segnare una vera svolta è stata, per tutto il weekend, al centro dei 2300 cortei organizzati in tutto il mondo. I segnali però dicono che l’idea di un trattato internazionale continua ad essere invisa da molti stati, soprattutto all’America, che del resto non aderì nemmeno al protocollo di Kyoto del 1997.
Ma è pur vero che le cose sono molto cambiate da quei tempi: stiamo toccando con mano ghiacciai che si sciolgono, aumento del livello del mare e riscaldamento dell’acqua, fenomeni metereologici estremi – siccità spaventose, immani inondazioni e disastrosi nubifragi – che portano o acuiscono il dissesto del territorio. Il cambiamento climatico è diventato un’evidenza che non dipende più dall’allarme degli esperti: gli effetti li vediamo intorno a noi ogni giorno. D’altra parte, nel mondo stiamo anche sviluppando nuove tecnologie che fanno pensare che l’abbandono dei combustibili fossili non è poi così lontano come si supponeva ai tempi di Kyoto. La Cina, prima in classifica per l’inquinamento generato, è ora diventata leader nel solare.
A livello globale inoltre sta cambiando la percezione dell’importanza dell’ambiente: se prima era una preoccupazione per il futuro, ora è diventato un tema del presente. L’importanza delle foreste, di alberi e piante non è più in dubbio: ormai si sa che l’elemento vegetale fa la differenza nel clima e quindi nelle vivibilità delle nostre città. Si piantano alberi, si creano orti e giardini comunitari, si cambiano i metodi di coltivazione, si condividono sistemi di riciclo, si parla di “economia circolare”. La sensazione è che ci sia un nuovo “sentiment” a livello diffuso che chiede a gran voce un miglioramento nella nostra qualità di vita. E tutto ciò passa proprio dalle piante, a partire dalla tavola in ciò che mangiamo, prodotto dall’agricoltura, fino alla nostra salute (si scoprono nelle piante nuovi principi attivi per creare medicine) e al benessere che solo un mondo più verde può garantire. Tutto questo deve essere ben presente nella mente di chi prende decisioni a livello planetario: la palla ora passa a Parigi!