Botanici greci o romani? Naa. Piante e fiori avevano attirato l’attenzione già ai tempi delle piramidi e dei faraoni, che facevano ampio e attento uso di rimedi vegetali. Ma secondo gli ultimi studi contenuti nel saggio ‘Gli erbari dell’antico Egitto’ di Marilina Betrò, docente dell’Università di Pisa, appena pubblicato in Spagna, c’è anche di più: gli egizi avevano già osservato il mondo vegetale con approccio strutturato e “scientifico”, ed esisteva quindi già intorno alla metà del II millennio avanti Cristo una letteratura botanica con testi di riferimento. L’ipotesi dunque pone l’orologio della classificazione botanica ben più indietro degli erbari demotici, greci e copti.
Le descrizioni negli erbari dell’antico Egitto, secondo questi studi, “hanno una struttura sostanzialmente omogenea che segue uno schema prefissato evidentemente consolidato da una lunga tradizione scientifica e che comprende il nome della pianta, la descrizione dell’habitat e quella botanica, il tempo e il modo di raccolta e gli effetti collaterali o nocivi”.
“Malgrado l’esiguità delle fonti, i problemi relativi al lessico tecnico e la mancanza di studi specifici – aggiunge Marilina Betrò – è comunque possibile ipotizzare una vitalità e continuità della cultura erboristica-botanica dell’antico Egitto, che dagli erbari d’età romana e dal filone ermetico sarà poi destinata a confluire nella grande tradizione medievale”.