Ulivi e Corte Ue: sì agli abbattimenti, anche preventivi

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Gli ulivi che non danno segno di essere stati attaccati dalla Xylella, batterio killer che ne causa il disseccamento fino alla morte, vanno abbattuti comunque se si trovano nel raggio di 100 metri dalle piante malate. E’ questa la sentenza confermata dalla Corte europea di giustizia ieri a Lussemburgo, secondo alla quale le misure drastiche ordinate dalla Commissione Ue che impongono all’Italia l’abbattimento immediato di migliaia di alberi di ulivo, molti centenari, sono totalmente legittime. Gli abbattimenti che stravolgono il paesaggio pugliese sono infatti un provvedimento inevitabile proporzionato all’obiettivo di protezione fitosanitaria nell’Unione giustificato dal principio di precauzione. Ma non è tutto qui.

Per gli agricoltori pugliesi una pessima notizia: gli abbattimenti non solo devono continuare ma devono essere effettuati immediatamente – con procedura d’infrazione che in questo momento già pesa sull’Italia per i ritardi accumulati – perché è l’unico modo per ora conosciuto di arginare il diffondersi della xylella. Perché proprio 100 metri? Perché è questa distanza che può percorrere volando l’insetto che diffonde l’infezione. Misure meno drastiche non si sono dimostrate purtroppo efficaci. La Corte sottolinea, inoltre, che, “sebbene i pareri scientifici non abbiano dimostrato l’esistenza di un sicuro nesso causale tra il batterio Xylella e il disseccamento rapido degli ulivi, risulta però da questi stessi pareri che esiste una correlazione significativa tra tale batterio e la patologia di cui soffrono gli ulivi”. A detta della Corte, dunque, il principio di precauzione è valido anche “quand’anche sussistano incertezze scientifiche al riguardo”.

La stessa Corte Ue ha però aperto la porta a valutazioni diverse nel momento in cui fossero portate nuove evidenze scientifiche che renderebbe superflui gli abbattimenti “preventivi”. Per quanto riguarda gli indennizzi agli agricoltori, tema portato sul tavolo dall’Italia – seppure non previsti nelle decisioni comunitarie, non sono esclusi, ricorda la Corte Ue, in quanto, si legge nella nota, “il rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione potrebbe, in alcune circostanze, imporre il pagamento di una giusta indennità“.