Quando si parla del valore delle piante per la nostra società, tendiamo a metterne in luce gli aspetti più funzionali: l’ossigeno che producono, la loro azione sul terreno e sull’acqua e così via. Si mette invece da parte il tema della bellezza che piante e fiori ci donano, perché? Perché ai nostri giorni bello fa rima con inutile, accessorio, quindi in definitiva, marginale. In realtà la bellezza della natura, al pari di quella che l’uomo crea con le sue mani quando dipinge un quadro, scrive un libro o compone una sinfonia, non è affatto accessoria. Tutt’altro. E’ proprio la bellezza la molla che ci spinge ad elevarci, a guardare oltre, a desiderare una maggior qualità della vita. E ad attivarci per migliorarla: insomma, è la spinta, la forza che ci porta ad impegnarci, a lavorare e in definitiva a produrre di più.
Si dice spesso che in un momento di crisi come questo, bisogna pensare prima di tutto a tagliare i costi inutili. E’ senz’altro vero, se non fosse che spesso nella categoria “costi” da qualche tempo tendiamo ad includere verde, cultura, arte, musica. Si tratta di beni che non si prestano ad essere contabilizzati secondo i canoni dell’economia spiccia, quindi scalano facilmente dalla colonna dei “valori” a quella delle “spese”. Invece si tratta di beni veri e propri, capitali ben più potenti di quelli che si giocano in borsa, che influiscono sulla formazione della nostra personalità, sulla nostra visione del futuro, sulla voglia di riscatto sociale e direttamente sulla nostra salute.
Lo conferma uno studio dell’Humanitas di Milano citato dall’Huffington Post in questi giorni secondo il quale “il bello provoca emozioni capaci di agire sulla mente anche più dei farmaci” a cui fa riscontro un ricercatore americano, Harold J. Dupuy secondo cui, contemplando un capolavoro rilasciamo dopamina, il neurotrasmettitore che fa bene all’umore. E non si tratta di un semplice piacere momentaneo. Altre ricerche indicano una passeggiata quotidiana tra gli alberi come un potente antidepressivo, come rinvigorente per le difese immunitarie dell’organismo, e il contatto con il verde nei bimbi come fortemente stimolante per lo sviluppo della sensibilità verso gli altri, compagni, animali o alberi che siano.
Osservare un’aiuola fiorita, una piazza rigogliosa di piante e corolle, un giardino ricco di armonia, un fresco viale alberato o un parco ben tenuto, (se ci pensate questi spazi verdi sono come dei quadri: qualcuno ha pensato a dove e come collocare ogni fiore, ad abbinarne i colori, a stabilire gli ingombri per ogni specie, a posizionare camminamenti e muretti, proprio come un pittore fa sulla sua tela), è dunque un’attività che ci fa bene, perché chiama quella parte profonda e immateriale di noi che aspira da sempre al meglio, un ritorno all’Eden, alla felicità in cui vorremmo vivere tutti sin dall’inizio della nostra storia. E del resto se il primo dono di Dio all’uomo è stato un giardino, un motivo ci sarà, no?