Renzi se ne vuole andare, e in tutta fretta. Il problema è che il Referendum, che così fortemente personalizzato ha sancito la dura caduta del governo, è stato fatto quando ancora non era terminata la discussione e l’approvazione della Legge di Bilancio 2017. Anche e soprattutto a causa di un ritardo di quasi 10 giorni accumulato durante i lavori alla Camera, una corposa parte degli emendamenti – compresi quelli dell’articolo 2 degli ecobonus che hanno già la necessaria copertura finanziaria – non è stata discussa per ragioni di tempo, rimandando la palla al Senato. Ora però, dopo il “No” decretato il 5 dicembre, Renzi vorrebbe ridurre al minimo la sua permanenza come “premier congelato” richiestagli dal Colle.
Peccato che la data del 9 o massimo 13 dicembre indicata dal Renzi dimissionario sia inconciliabile con la discussione in Senato, che avrebbe al massimo 48 ore per analizzare il testo, che non verrebbe dunque riaperto, e la Legge di Bilancio verrebbe dunque approvata così com’è, senza il suo pezzo verde, che prevede agevolazioni fiscali per il verde privato e condominiale.
“E’ una questione di responsabilità”, dichiara la presidente di Assofloro Nada Forbici: “Renzi dovrebbe essere tanto responsabile da permettere che il Senato faccia il suo lavoro, e rimanere il tempo necessario” e conclude: “La responsabilità di un buon governatore, qualunque sia lo schieramento e qualunque sia la sua posizione in Parlamento, maggioranza o minoranza, dovrebbe avere solo una finalità: lavorare effettivamente per il bene del popolo e per le sue necessità! E se questo vuol dire, in questa fase, permettere al Senato di completare ciò che la Camera dei Deputati non è riuscita a completare, lasciamolo fare, e poi sarà come la democrazia vorrà”.
I lavori del Senato, se avesse la possibilità di procedere, comporterebbero una permanenza del premier fino al 20 dicembre, ma permetterebbero il completamento di una legge di bilancio fondamentale per la difficile congiuntura economica. E del resto non sembra esserci tutta questa fretta: c’è in ballo la questione della legge elettorale che andrebbe modificata prima di indire nuove elezioni. Nella situazione attuale infatti, con sistemi di voto diversi tra Camera e Senato, quasi certamente darebbe esiti assai incerti per il futuro del paese.