Nel rabarbaro la chiave per la pila pulita?

250mila euro in 55 minuti e 500mila euro in 10 ore: sono i risultati strabilianti raggiunti dalla raccolta record di fondi sul web lanciata da Green Energy Storage per lo sviluppo di batterie organiche basate su un brevetto dell’Università di Harvard, che permettano l’accumulo di energia proveniente da fonti rinnovabili. La chiave delle batterie del futuro? Il chinone, una molecola presente nel rabarbaro ed in altre piante. E’ proprio di rabarbaro la foglia che copre dalla pioggia il bimbo nella foto di apertura di questo articolo: secondo alcuni, questa curiosa pianta gigante ci aiuterà a liberarci dai veleni dei combustibili fossili.

La Green Energy Store ha già in fase di testing un prototipo funzionante su scala di 3KW, creato su un brevetto dell’Università di Harvard di cui l’azienda si è assicurata l’esclusiva per l’Europa – con potenziali applicazioni che vanno dall’utilizzo domestico ad impianti industriali di grandi dimensioni.

Insomma, il rabarbaro, oltre ad essere ingrediente per le torte degli inglesi e una medicina per cinesi 😉 conterrebbe l’Uovo di Colombo che tutti cercano, la chiave per la “pila pulita”. La batteria organica consentirebbe di utilizzare l’energia prodotta da fonti rinnovabili con flessibilità, risolvendo il problema dell’intermittenza e riducendo i costi. Rispetto a quelle tradizionali basate sul litio, le batterie fluide sviluppate grazie al chinone sono utilizzabili su impianti di grossa scala, hanno un costo di produzione competitivo, standard di sicurezza più elevati e utilizzano molecole organiche con un impatto ambientale positivo.

Il crowdfunding della Green Energy Store ha avuto un tale successo da aver superato il tetto di investimenti richiesto. Segnali come questi indicano che il mercato vuole l’energia pulita ed è deciso ad investire su di essa. E la chiave di uno sviluppo sostenibile potrebbe provenire – tanto per cambiare – proprio dalle piante.