Ristrutturazione verde per “l’ermo colle” che “sempre caro fu” al Leopardi

Godrà presto di nuova vita il Colle dell’Infinito, l’affaccio sulla cima del Monte Tabor da cui il Sommo Poeta si ispirava per scrivere i suoi accorati versi, carichi di malinconico esistenzialismo. Secondo il progetto di rigenerazione botanica approvato pochi giorni fa dalla giunta del Comune di Recanati, intorno a quel magico luogo tornerà il verde pensato e curato, al fine di riportare nei visitatori e nei turisti le emozioni e le suggestioni di quell’alta poetica in cui tanta parte ha avuto Natura.

Il terrazzo tra i più carichi di cultura e storia si trova all’interno del Parco Letterario inaugurato nel 2000 dove fa mostra di sé la targa che riporta l’incipit de “L’Infinito”, lirica studiata in ogni scuola d’Italia: “Tanto caro mi fu quell’ermo colle…”

Nel silenzio del Colle dell’Infinito fioriranno dunque presto arbusti di ginestre, lavande e scotani, verranno piantati ciclamini, felci, edere, ortensie, e poi artemisie, agnocasti, lentischi, e ci si prenderà nuova cura di pini, lecci, allori e bossi già esistenti. Nei dintorni verranno messi a dimora eriche, timi e corbezzoli. Piante e arbusti, scelti per lo più tra specie a bassa manutenzione, saranno utili, oltre che decorativi: il loro ripristino infatti favorirà il consolidamento della scarpata. Verrà anche posato un impianto di irrigazione, per permettere una crescita ottimale a lungo termine.

Il Parco storico commemorativo dedicato al Poeta è un’idea di Stanislao Nievo, nipote di Ippolito, e pagava pegno da tempo, in termini di mancata manutenzione, come attestano alcune opinioni espresse in Rete. Il parco si trova a poca distanza dai luoghi che hanno segnato i natali del Poeta, come la casa in cui è nato, e il Centro Nazionale di Studi Leopardiani, costituendo quindi una tappa ideale per ripercorrere i momenti salienti della sua vita circondati dai profumi e dai panorami emotivi che lo hanno così intensamente ispirato.

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle, / e questa siepe, che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. / Ma sedendo e mirando, interminati / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi, e profondissima quïete / io nel pensier mi fingo, ove per poco / il cor non si spaura. E come il vento / odo stormir tra queste piante, io quello / infinito silenzio a questa voce / vo comparando: e mi sovvien l’eterno, / e le morte stagioni, e la presente / e viva, e il suon di lei. Così tra questa / immensità s’annega il pensier mio: / e il naufragar m’è dolce in questo mare” – L’Infinito (Giacomo Leopardi)

Il progetto di parte del recupero porta la firma dell’architetto Paolo Pejrone, paesaggista di fama, che si occuperà in primis della sistemazione dell’orto dil Santo Stefano, e offrirà indicazioni in merito al parco all’Università Politecnica delle Marche. La collaborazione con il Fai (Fondo Ambiente Italiano) permetterà di promuovere il luogo come meta didattica e turistica.