Il gesto di piantare nuovi alberi messo in opera armandosi solamente di buone intenzioni quasi sempre non è sufficiente. E’ notizia di questi giorni che a Milano sono stati donati 50 alberelli d’ulivo dalle associazioni Bene’ Berith e Walking Angels. Simbolo di benemeriti valori condivisi, i primi 20 esemplari sono stati destinati al Parco Cascina Bianca, mentre gli altri 30 troveranno casa in alcuni giardini della città. Tutto bellissimo, onore alle istituzioni ma, viene da chiedersi, qualcuno ha pensato per un momento che dicembre non avrebbe potuto assicurare condizioni climatiche ideali per piantare ulivi nella Pianura Padana…?
Già, perché non saranno messi a dimora a primavera, ma proprio ora. In particolare suona curioso che alla cerimonia di messa a dimora dei primi 20 alberelli svoltasi ieri, 30 novembre, fossero presenti le autorità, persino l’Assessore al Verde Pierfrancesco Maran. Certo, ogni nuovo albero piantato è una conquista e un successo; certo, i nostri inverni al nord non sono più quelli di una volta; certo, in città c’è una temperatura invernale di 2-3 gradi più calda che in campagna.
Ma, pur con tutto questo, l’ulivo non si è ancora trasformato in un albero perfettamente adatto a gelo e neve, che comunque mal sopporta. In più si tratterà di sicuro di alberelli giovani, che ancora devono sviluppare resistenza adattandosi a nuove condizioni climatiche. Siamo certi che questi 50 ulivi – i rimanenti 30 verranno messi a dimora addirittura nei prossimi giorni – piantati in mezzo a ghiaccio e neve – prevista come imminente a Milano (addirittura si parla di questa sera) – avranno un futuro roseo? Non era forse più opportuno rimandare la messa a dimora ad un periodo libero da gelate, senza rischiare così danni meccanici o biologici alle piante?
C’è il rischio concreto che ad un giovane ulivo al nord non bastino davvero le buone intenzioni. Sopravviverà? Sicuramente. Ma perché è un albero guerriero, non certo per le nostre inesistenti attenzioni.