L’indiscusso protagonista del Natale 2017 della Capitale è lui: l’albero di Natale di Piazza Venezia, ribattezzato subito dai romani “Spelacchio” per l’aria spoglia che lo distingue dagli opulenti “cugini” che fanno bella mostra di sè in altre città italiane ed europee. Il malcontento ha ovviamente scatenato i social: gli universitari della Sapienza su Facebook hanno convocato per la notte del 31 dicembre a piazza Venezia i funerali di Spelacchio (collezionando 1.600 partecipanti dichiarati e quasi 9mila interessati all’evento). Al tutto si aggiunge l’esposto del Codacons alla Corte dei Conti del Lazio con cui si chiede di indagare su un possibile danno erariale verso la collettività da parte del Comune.
Rami poco folti e un’estetica non proprio trionfale hanno scatenato l’ilarità persino sulla stampa di altri paesi: secondo alcuni politici, in Russia l’hanno definito “spazzolone da gabinetto”, mentre il Ghana scrive che il Natale a Roma è “senza gioia” grazie al triste albero natalizio. Rincara la dose il Guardian che lo definisce “mediocre” simile ad “uno scopettino del water”.
Il Codacons tuona inviperito, richiedendo, oltre la verifica delle spese (il costo dell’operazione “Spelacchio” pare si aggiri sui 50mila euro), l’immediata rimozione dell’Albero di Natale di Piazza Venezia “palesemente morto e che rappresenta un vergognoso spettacolo per cittadini e turisti”. Qualche giorno fa lo scarno esemplare si è meritato un bliz dei militanti di Gioventù Identitaria, che hanno esposto una goliardica corona di fiori con lo striscione “Nightmare before Christmas”.
Sui social, però, fa notare l’associazione italiana che certifica la gestione sostenibile delle foreste, la PEFC Italia, girano anche tante fake news sull’Albero natalizio di Piazza Venezia. Ecco le 5 più popolari e i chiarimenti dell’associazione:
– Non è vero che “Spelacchio” è un larice: in realtà si tratta di un abete rosso, che come è noto non perde gli aghi in inverno.
– Non è vero che soffre perché ha poche radici: in realtà le radici non le ha proprio, gli abeti di queste dimensioni sono sempre tagliati, non avrebbe alcun senso estirparli per ripiantarli poiché non attecchirebbero e avrebbero bisogno di un vaso di dimensioni improponibili. Per questo motivo, vengono fissati ad un supporto a terra.
– Non è vero che gli alberi di plastica sono più ecologici di quelli veri: in realtà i 5 milioni di alberi finti che vengono in media acquistati ogni anno emettono gli stessi gas di 6 milioni di chilometri percorsi in auto. Inoltre devono essere smaltiti come rifiuti speciali.
– Non è vero che tagliare un abete è distruzione della natura: in realtà gli abbattimenti ben gestiti sono totalmente sostenibili. La pianta viene scelta tra quelle mature, quelle in sovrannumero e seguendo dei piani di gestione del bosco o della foresta.
– Non è vero che la Val di Fiemme ha rifilato Spelacchio a Roma perché era brutto e le faceva fare brutta figura: in realtà l’albero è stato scelto proprio per la sua bellezza, ha perso le foglie forse per il trasporto inadeguato, forse perché stressato dalla lunga siccità estiva che ha colpito tutto il paese. Negli alberi stressati gli aghi cadono più rapidamente dopo il taglio.
La giunta Raggi, ribattezzata ironicamente da Salvini “governo spelacchio”, si difende: “Non sono questi i problemi di Roma”. E comunque dopo l’annuncio ufficiale dal Dipartimento Ambiente di Roma Capitale sulla definitiva “morte” dell’abete (che in realtà ha smesso di essere vivo al momento del taglio in Val di Fiemme) in cui aghi non hanno retto nemmeno 2 settimane, la Sindaca Raggi ha richiesto una “rilevazione tecnica urgente” al Servizio Giardini.