Addio abeti di plastica, aumentano del 3% gli alberi veri addobbati dalle famiglie italiane per il Natale 2017: è il dato emerso dalla recente indagine Coldiretti/Ixe’. L’acquisto degli alberi vivi per le feste sale così a 3,8 milioni di esemplari. Vero o sintetico, l’albero di Natale rimane comunque un must a cui l’88% delle famiglie italiane non è disposta a rinunciare, anche se ci sono delle novità. Oltre a confermare la tendenza all’albero natalizio di dimensioni più piccole, il 2017 vede anche un nuovo trend: la ricerca di alberi di Natale di specie meno scontate del classico abete rosso.
Che l’albero vero tenda ormai da qualche anno a rimpicciolirsi non è una novità: e accade non solo per questioni economiche ma anche – spiega Coldiretti – per la facilità di trasporto e del minor numero di metri quadrati disponibili per abitazione. Il risultato – precisa la Coldiretti – è che negli ultimi quindici anni l’albero di Natale si è accorciato in media di quasi mezzo metro ed oggi la maggioranza degli abeti acquistati dagli italiani hanno una altezza inferiore al metro e mezzo ma in molti casi non superano neanche il metro.
Per quanto riguarda i prezzi – informa la Coldiretti – la spesa media degli italiani nell’acquisto dell’albero vero si stima una media di 35 euro, in leggerissimo aumento rispetto dell’anno scorso, anche come conseguenza della tendenza dei consumatori ad acquistare degli abeti di varietà particolari ma anche più costose rispetto al tradizionale abete rosso. Complessivamente, comunque, – precisa la Coldiretti – gli abeti più piccoli che non superano il metro e mezzo saranno venduti anche quest’anno a prezzi variabili tra i 10 e i 60 euro a seconda della misura, della presenza delle radici ed eventualmente del vaso, mentre per le piante di taglia oltre i due metri il prezzo sale anche a 200 euro per varietà insolite.
L’albero vivo italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente: e non si tratta di parole. La coltivazione degli abeti natalizi nelle aree montane preserva il territorio dal dissesto idrogeologico. Gli alberi nel Belpaese – informa la Coldiretti – sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi. Grazie agli alberi di Natale è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d’incendi.
Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio – rileva la Coldiretti – derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche mentre il restante 10% (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di “sfolli”, diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto. Niente a vedere con le piante di plastica che – conclude Coldiretti – arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.