Difficilissimo evitare una morte prematura alle palme annose che decorano i nostri litorali. Ormai da qualche anno cadono presto o tardi vittima del famigerato killer delle palme, un coleottero che si nutre del loro cuore. Curarle è costoso. A Sanremo in questi giorni stanno tentando una soluzione alternativa. Date le palme esistenti per perse, si passa al contrattacco, sostituendole con un’altra specie: la palma regina (Syagrus romanzoffiana), snella ed elegante. Il look dei lungomare non verrà stravolto e, si spera che, con un po’ di pazienza, tornerà all’antico splendore.
Una scelta, quella di optare per altre specie di palme diverse dalla preferita del punteruolo – la classica Phoenix (Phoenix canariensis), che dovrà dimostrarsi valida non tanto nell’anno della messa a dimora in area urbana, quanto sul lungo termine. Sarà infatti il tempo a dire se la specie pensata come alternativa piantata nella zona dell’ex-stazione di Sanremo nei giorni scorsi si adatterà al regime (sempre ridotto all’osso) delle cure e delle irrigazioni utilizzato fino ad ora, e soprattutto, se reagirà bene ai fenomeni estremi creati dal cambiamento climatico. E non saranno queste, le uniche incognite.
Piantare vicine un gran numero di palme della stessa specie potrebbe far aumentare di molto la mole di “vittime” disponibili, se non per il malefico punteruolo (che comunque potrebbe interessarsi a tanta abbondanza), per qualche altro insetto con diversi “gusti”. Insomma, bisogna tener conto dei meccanismi della natura, che in genere seleziona e converge i predatori laddove il cibo abbonda. Lo stesso problema che si verifica con le coltivazioni monospecie potrebbe a quel punto riproporre fra qualche anno la devastazione dei filari di palme su tutto il territorio nazionale.
Se c’è una cosa che stiamo imparando è dunque quanto sia preziosa la biodiversità: dovrà guidare la mano di chi sceglie le nuove alberature stradali, in modo da non creare grandi masse vegetali potenzialmente attrattive per nuovi e vecchi parassiti.