“Copyright” vegetale: arrivano le prime condanne

Prevedi di piantare pomodori? Attenzione, potrebbero essere coperti da brevetto, che tutela quella particolare varietà che ha un suo proprietario, che ha registrato il marchio e potrebbe rivendicarne i diritti di sfruttamento. E se la pianta è un albero? Lo stesso, anche moltiplicare un melograno può essere un atto illegale, se appartiene ad una varietà registrata. E la pena può prevedere anche il carcere. I primi casi in Italia si stanno verificando proprio nelle ultime settimane. 

POMODORI E MELOGRANI SOTTO SEQUESTRO
Sequestrate le piante di pomodori di 4 serre nel ragusano, per cui è stato imputato un agricoltore: oltre alla multa, la condanna prevede 1 anno di carcere. E 98mila le piante di melograno a Nardò, in Puglia, sono ora sotto sequestro amministrativo: valore stimato, 1 milione di euro.

“COPYRIGHT” TRA LE FOGLIE
I controlli delle autorità sono avvenuti su segnalazione in entrambi i casi. Mentre a Nardò il brevetto infranto è legato alla moltiplicazione senza permesso di melograni delle varietà ‘Aro’ e ‘Wonderful’ tramite talea, nel caso dei pomodori erano le sementi ad essere protette da “copyright”. L’insalata di pomodori all’agricoltore della provincia di Gallipoli costerà particolarmente salata: 15 mila euro di multa più 70 mila euro di risarcimento in favore dell’Aib (associazione internazionale di diritto belga), titolare del brevetto e costituitasi parte civile.

SCONTRO DI DIRITTI
I due casi accendono i riflettori sulla difficile questione della registrazione di brevetti su materiale vivente, oggetto di un’ardua battaglia sui diritti a livello globale, prima etica che economica (vedi la lotta di Vandana Shiva, autrice di “Il mondo del cibo sotto brevetto – Controllare le sementi per governare i popoli”). Da un lato si pone il diritto del metodo tradizionale con cui da sempre opera l’agricoltura: la libertà di selezionare e incrociare i semi delle piante migliori per ottenere raccolti più ricchi. Dall’altra si vogliono tutelare i diritti di chi ha investito capitali nella ricerca e nell’ibridazione, considerando illegittimi “la fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale“. Sembra che negli ultimi anni, sui tavoli internazionali, la bilancia tenda a pendere verso la seconda istanza, spesso a scapito della prima.

I BREVETTI VEGETALI IN ITALIA
In fatto di piante, il brevetto tutela le varietà vegetale vietando l’utilizzo, da parte dell’agricoltore, di semi o talee derivate dalle piante tutelate per la produzione o riproduzione, per la vendita, per esportazione o importazione. Secondo la legge italiana, per le piante erbacee il brevetto varietale (o “privativa”) è attivo per un periodo di 20 anni. Nel caso di piante a fusto legnoso la tutela del “copyright” si estende a 30 anni.