Grande protagonista dei dolci delle feste, l’uva passa sta riconquistando la sua gloria anche durante l’anno. Sempre più di moda grazie al suo gusto zuccherino e al consumo facile e immediato, che la rende un gettonato snack versione “spezzafame”, l’uvetta può essere realizzata facilmente anche in casa, passando dal terrazzo direttamente alla cucina. E il procedimento non è affatto complicato e si può fare con qualsiasi tipo di uva, meglio se senza semi (persino quella che trovate in vaschetta al supermercato). Fiori&Foglie ne ha parlato nella rubrica Ortomania sul numero di dicembre 2019 del magazine in edicola di Cotto e Mangiato. Da provare in vista delle feste 2020!
IL FRUTTO DELLA LEGGENDA
Si narra che il procedimento che permette di ottenere l’uva passa sia nato per puro caso: un antico sultano aveva abbandonato l’uva raccolta al sole a causa dell’attacco di una tigre, per poi scoprire che l’uva appassita, invece di marcire, era diventata deliziosa…
ESSICARE L’UVA
Come si ottiene l’uva passa? Basta far essicare l’uva matura al sole, oppure stesa su un piano, in un ambiente ben areato, per alcune settimane: i grappoli appassiti vedranno evaporare l’acqua contenuta dentro gli acini, favorendo così la concentrazione degli zuccheri che quasi si “caramellizzeranno”, dando il goloso gusto al frutto essicato. Attenzione solo ad evitare accumuli di umidità: gli acini attaccati da muffe vanno subito eliminati.
COME PIANTARE L’UVA PASSA
Occorre acquistare una pianta di almeno 2-3 anni d’età (le “barbatelle”, come si definiscono le viti giovani, si trovano facilmente in vendita anche online) di una qualunque varietà di vite senza semi (“seedless”), nera o bianca, oppure si può optare per un esemplare della storica “sultanina”, dal grappolo ambrato. Il momento migliore per mettere a dimora la vite è l’autunno nelle regioni del sud italia e a fine inverno nelle regioni del nord.
COME COLTIVARE L’UVA PASSA
La vite è una pianta estremamente robusta: le varietà seedless possono crescere anche in un grosso vaso sul terrazzo, ben fertilizzato, oppure a spalliera o a pergola in un pezzetto del giardino, ben esposto all’aria e soprattutto al sole, con bagnature profonde e regolari (soprattutto in estate). Eventuali attacchi fungini si contrastano con l’uso di poltiglia bordolese, ammessa in agricoltura biologica. La potatura di queste viti deve essere lieve: va tenuta “lunga”, altrimenti si rischia di non ottenere il pregiato frutto. I grappoli si raccolgono tra la fine di agosto e la prima metà di settembre.
NOTA
Trovate questo articolo sulla rubrica ORTOMANIA del numero di dicembre di Cotto e Mangiato Magazine, mensile di cucina ogni mese in edicola.