Spesso diamo per scontati gli alberi che costeggiano i nostri viali, gli spazi a prato, i piccoli giardini urbani. Fanno parte, per noi, del paesaggio: li notiamo appena. Eppure piante, prati e alberi in salute sono la chiave del futuro delle città contemporanee, sempre più affollate e inquinate, alla disperata ricerca dell’equilibrio fra qualità della vita e l’offerta sostenibile di servizi. Ma quanto costa il verde pubblico di una città italiana? L’abbiamo chiesto ad Andrea Pellegatta, professionista e arboricoltore, da anni coinvolto nelle strategie del settore del Verde e spesso protagonista di confronti con uffici tecnici e amministrazioni di comuni di tutte le dimensioni. Ecco quindi qualche numero…
Andrea, ci racconti quanto un comune italiano spende mediamente per la manutenzione del verde ogni anno?
Daniela, gli importi possono essere molto variabili, ma la spesa per il Verde di un Comune, diciamo intorno ai 20mila abitanti, costa mediamente intorno ai 200mila euro l’anno, che includono solo gli interventi di manutenzione ordinaria.
Consideriamo quindi i 200mila euro annui: queste spese, a quali operazioni sono destinate?
Il dato che forse potrebbe sorprendere di più i non addetti ai lavori, è che il 70% di questo importo viene speso per l’erba, che richiede numerosissimi interventi: dai 7 ai 12 tagli all’anno. E questo è un vero problema, poiché rimane molto poco per gli interventi straordinari che potrebbero, per esempio, salvare alberi in difficoltà evitando poi di spendere altri soldi per abbatterli e sostituirli.
Hai qualche suggerimento per ottimizzare le spese che attualmente vengono fatte per il verde pubblico da parte dei comuni?
Senz’altro c’è modo di ottenere di più da questi soldi che, in realtà, Daniela, sono investimenti. Il verde di città non perde mai di valore, se ben gestito, a fronte dei vitali benefici che dona ai cittadini (aria filtrata dagli inquinanti, produzione di ossigeno, protezione dalle isole di calore estive, valorizzazione di case e quartieri, aumento e tutela della biodiversità, attenuazione del rumore, ecc.).
Mi vengono in mente 4 modalità per ottimizzare i costi del verde. Per esempio, per quanto riguarda il tasto che comporta le spese più ingenti, ovvero il taglio dell’erba, la soluzione non è, come spesso si pensa, rinunciare del tutto a tagliare, con il risultato di ricevere maree di lamentele da parte di cittadini infuriati. Si potrebbero invece adottare tagli differenziati. Attualmente infatti il manto erboso viene tagliato ovunque allo stesso modo: in realtà ci sono molte zone della città dove si potrebbe tagliare molto meno e meno spesso.
In altre aree si potrebbe poi seminare, invece di semplice erba, prati fioriti, dalla gestione molto meno dispendiosa. I prati fioriti peraltro attirano api e farfalle, e diffondono l’idea, importante, che l’erba alta non è sempre negativa, ma è invece utile per gli insetti e i piccoli animali. I prati inoltre sono elementi fondamentali per l’assorbimento e il drenaggio delle acque piovane.
Inoltre, nei nuovi progetti, e ovunque si possa, andrebbero evitate le strette strisce a prato (tipo quelle spartitraffico, larghe 30 cm e lunghe chilometri), che finiscono per essere tra le più difficili e costose da manutenere, a fronte di benefici praticamente inesistenti. Se proprio occorre crearle, a quel punto ha più senso sostituire il prato con piante perenni tappezzanti, in grado di evitare la crescita delle erbacce senza necessità di tagli, ma prevedendo solo sistemazioni periodiche. Nelle aree marginali, poi, si potrebbero prevedere macchie di boschi urbani, utili contro lo smog, contro il degrado e la piccola criminalità, che riducono ulteriormente le aree erbose da curare.
Questo però, Andrea, presuppone un’ottima conoscenza delle piante e degli spazi a verde sul territorio…
Infatti, Daniela, qui sta il punto: le amministrazioni comunali dovrebbero conoscere bene come si distribuisce – e da cosa è composto (tappeto erboso/alberi/arbusti ecc.) – il verde che cresce su suolo pubblico: è proprio grazie ad un censimento accurato delle piante, che è possibile fare un’analisi approfondita che sia in grado di focalizzare, a seconda delle diverse aree urbane (industriali, residenziali ecc.), le finalità che il verde è chiamato ad assolvere. E in funzione di queste finalità, va organizzata la messa a dimora e la necessaria manutenzione delle piante. Un metodo “maturo” ed efficiente, che comporterebbe risparmi e favorirebbe lo sviluppo di un verde di qualità, garanzia di ecoservizi ambientali imprescindibili per le città contemporanee, senza dimenticare che piante in salute e ben tenute apportano salute a noi, e bellezza e pregio alle nostre case e ai luoghi dove viviamo.