Nuovi agrumi: aperta la caccia al limone del Nord

E’ l’Eldorado dei giardinieri del nord Italia da sempre. Il sogno di rigogliosi alberi sempreverdi, carichi di agrumi profumati, costituisce una sfida per qualunque pollice verde del “non più così ghiacciato” settentrione. E da qualche anno i tentativi per ottenere un limone, un mandarino o un arancio meno schizzinosi in fatto di temperature e condizioni invernali si sono fatti più convinti, utilizzando la via battuta da millenni in agricoltura: innesti e incroci tra specie e varietà, per arrivare, con la selezione ad opera dell’uomo, al mitico “Limone del Nord”, ovvero “là dove nessuno è mai giunto prima“!

Limone caviale, anche detto “caviale vegetale”

Gli agrumi, storicamente portati in Italia dagli Arabi, sono tipi inclini all’ibridazione: si incrociano volentieri tra loro, dando vita a varietà e specie che siamo soliti consumare comunemente. Il limone è frutto di incrocio tra cedro ed arancio amaro, la clementina è nata da un mandarino e un pomelo, e centinaia di agrumi ignoti sono nati e si sono persi durante i secoli, per esempio, per dirne una, nelle celebri serre dei Medici a Firenze. Il mondo degli agrumi è dunque molto molto più vasto di ciò che possiamo pensare, connotato com’è da un’enorme biodiversità.

Un esempio? Il limone caviale di origine australiana, che di recente fa felice gli chef di tutto il mondo. E oltre al Kucle (incrocio tra clementina e kumquat ovale), o al Lipo (limone+pompelmo), o al Mapo (mandarino+pompelmo), c’è ben di più: per esempio tutta una schiera di agrumi di provenienza orientale dai nuovi profumi e aromi, sottili o intensi, capaci di ampliare di fatto il ventaglio dei nostri gusti e dei nostri sensi, e per di più, affatto ritrosi allo …”sposalizio” botanico.

Yuzu (Citrus ichangensis x Citrus reticulata), fortemente aromatico, utilizzato anche per i bagni durante il solstizio d’inverno

Ed ecco nascere allora ibridi mai visti, per esempio frutto di incroci con lo Yuzu, antichissimo agrume giapponese estremamente aromatico la cui resistenza alle basse temperature sta facendo sognare molti pollici verdi del Nord, come anche gli incroci derivati dal Papeda, agrume selvatico di origine cinese.

Alla sperimentazione nella coltivazione di questi ibridi si associa spesso la scelta oculata di un portainnesto (in grado di fornire le radici al “nesto” della specie più delicata) che si adatti a condizioni difficili, tramite cui è possibile “influenzare” direttamente la crescita e lo sviluppo del nuovo agrume. Per esempio miglior resistenza al freddo si ottiene innestando sull’arancio trifogliato (Poncirus trifoliata, che in natura perde le foglie, quindi induce il riposo nel nesto sempreverde) o anche su Citrumelo Swingle, mentre minor rigoglio, quindi un effetto “nanizzante”, si induce innestando su Poncirus ‘Flying Dragon’. Alcune specie, utilizzate come portainnesto, resistono meglio alle malattie, altre sono sensibili o resistenti a diversi elementi presenti nel terreno, all’umido invernale o alla salinità.

Per ora questi incroci, per cui si stanno coniando nomi nuovi, non hanno ancora portato nelle mani dei giardinieri l’agognato “Limone del Nord”: tra tutti gli agrumi del resto è proprio il limone quello che in assoluto sopporta peggio il gelo invernale, quindi la missione è ardua. Seppure qualcuno, nei “campi sperimentali” di vivaisti, ostinati appassionati o centri di ricerca, si avvicina nella performance, poi delude nel frutto: o troppo pieno di semi, o amaro, o di scarso bouquet. Ciò non toglie che siano agrumi ottimi per altri utilizzi (canditi, come scorza, per marmellate, come alberi ornamentali, ecc.), seppur ben diversi dal tanto desiderato Limone di Sorrento. E forse è giusto così: nel futuro si annunciano agrumi anche per il Nord, tra cui sicuramente ci sarà il mitico “Limone di Milano”, ma con tutta probabilità, dall’aroma e qualità inedite!