Gli spazi verdi in città sono pochi ma preziosi: è lì che si concentra il contatto con la natura che tanto ci manca tra uffici, palazzi e asfalto, è lì che possiamo godere di prati e alberi, di aria, sole e vento, è lì che recuperiamo la serenità del nostro legame con l’ambiente e la terra e capiamo di essere parte di un tutto. Ma stranamente quei pochi polmoni urbani sono tra le aree meno godibili delle nostre città: spesso mancano quasi del tutto sedute e toilette, scarsissimi i punti acqua e le aree gioco non offrono stimoli.
Ne stanno nascendo diversi in questi ultimi anni, ma progetti che sulla carta sono splendidi disegni, nella realtà si trasformano presto in spazi poco vissuti e presto trascurati, se non c’è una realtà privata che si senta motivata a sponsorizzarne la manutenzione laddove la mano pubblica stenta ad arrivare.
I parchi nelle nostre città dagli spazi ristretti non sono certo a misura d’uomo: la loro progettazione si riduce spesso ad un mero esercizio di stile. E ne soffrono sia adulti che bambini. Panche dal look essenziale non offrono alcuna comodità a chi frequenta le aree verdi, perché le linee moderne non prevedono schienali o braccioli, ma solo sedute rigide che permettono un disinvolto utilizzo solo ai più giovani. I servizi igienici sono del tutto assenti, quasi fossero una vergogna: quando presenti, si sporcano in poco tempo diventando assolutamente inutilizzabili.
Per i bimbi vengono spesso preparate aree artificiali (di cui spesso si vantano tronfie le amministrazioni pubbliche in pomposi comunicati stampa), tappezzate con pavimenti in gomma e composte da materiali plastici del tutto privi dell’elemento naturale (risultato, i bimbi crescono terrorizzati da insetti, alberi e terra), praticamente dei corpi estranei all’ambiente in cui vengono inseriti. Fontane e fontanelle poi sono una vera rarità, come anche rari sono gli scranni per le biciclette e del tutto assenti aree ombreggiate da pergolati o strutture: in questo modo frequentare il parco nella stagione ideale, l’estate – soprattutto per chi non si sposta dalla città per le vacanze, si trasforma in una indesiderabile sofferenza.
Piante e fiori poi non sono pensati per incentivare la fruizione dello spazio: pochi colori e niente profumi, spesso le sedute sono ben lontane dall’ombra degli alberi, i sempreverdi sono rari, dando un’immagine spoglia d’inverno nelle regioni al nord – proprio quelle che di verde hanno più bisogno, assente l’interazione di questi ambienti con uccelli e piccoli animali che non viene né pensata né considerata.
Qualsiasi rivolo d’acqua deve prevedere barriere di sicurezza anti-bambino, gli alberi vengono acquistati in economia, non irrigati e potati rozzamente (decretandone morte prematura e negando un futuro popolato di maestosi esemplari), fioriture e arbusti pregiati non sono minimamente valorizzati e si utilizzano sempre le stesse specie, “artisticamente” sparse qui e là, il tutto rispettando un disegno che non ha nulla a che fare con i reali bisogni degli umani e non prevede piani di cura a lungo termine né per vegetali né per animali. Mancano di un’anima, di uno scopo. Sono interstizi tra le case, aree vuote “riempite” di verde perché non si può mettere altro. E gli abitanti che dovrebbero viverli non vengono coinvolti né interpellati.
Eppure, in molti quartieri gli abitanti e le associazioni si mobilitano e lottano strenuamente per i loro piccoli parchi, prendendo in mano paletta e rastrello e riportando alla vita con coraggio, fatica e nessun riconoscimento i loro trascurati cuori verdi, anche a dispetto di amministrazioni indolenti non necessariamente in bolletta. Storie queste, che ci raccontano di città che di questi spazi hanno un grande bisogno, e non solo per motivazioni ecosistemiche.
Urge quindi un ripensamento della funzione dei parchi cittadini, che porti un nuovo pensiero nella progettazione, che metta al centro l’uomo a tutte le età, la cura di tutti gli esseri viventi e la bellezza che, passeggiando tra alberi, fiori ed erba, ci porta su fino al cielo, elevandoci nell’animo e nel pensiero.