Amata dagli chef, bella, buona e nutriente: la zucca è un’americana divenuta di casa in Italia, dalle Alpi alla Sicilia. La zucca è un ortaggio ma anche molto altro: da essa si ottenevano gabbie per trasportare pulcini al mercato, boe per le barche, bottiglie, ciotole, cucchiai, strumenti musicali, talismani magici e religiosi, seggiole per bambini e botticelle per il vino… Lo sapevate? Gli esperti dei Garden Viridea ci raccontano della zucca tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere!
Quelli citati sopra sono solo alcuni degli usi ai quali la zucca si è prestata nel corso dei secoli, da quando la specie Lagenaria fece la sua comparsa nel Sud Europa, dopo essersi diffusa dall’India al Nord Africa. I Romani ne favorirono la conoscenza nei vasti territori dell’Impero anche perché, essiccate, queste piccole zucche selvatiche erano ottimi contenitori per bevande; in un’epoca in cui non esistevano bottiglie in vetro, e il metallo era costosissimo, ogni soldato o viaggiatore doveva avere una borraccia per l’acqua e per il vino, e le zucche erano perfette a questo scopo.
La zucca americana
Colombo fu il primo europeo, insieme ai suoi marinai, ad assaggiare i frutti del genere Cucurbita, spesso talmente grandi che le popolazioni locali le usavano per stivarvi i semi dei cereali, al riparo dagli assalti di topi e faine. La millenaria storia della zucca americana si intreccia con quella delle etnie originarie del Nuovo Continente e soprattutto del Messico e altri paesi dell’America centrale e meridionale, che la coltivavano in tempi lontani per cibarsi dei semi, in quanto i frutti erano poco polposi. Ma Aztechi, Incas, Maya e altre popolazioni precolombiane avevano già sviluppato varietà dalla ricca polpa quando i Conquistadores europei misero tristemente fine alla storia di queste genti.
Un sapore tipicamente invernale
Oggi le zucche tipiche italiane, come la Marina di Chioggia, la zucca di Napoli e l’ineguagliabile mantovana da tortelli, sono derivate dalle specie americane che si sono diffuse soprattutto a partire da metà Ottocento, e negli ultimi anni la richiesta del mercato è cresciuta. Ma è in autunno che la produzione raggiunge l’apice quantitativo e qualitativo.
Di facile coltivazione, la zucca è ideale per l’orticoltura sostenibile. Alcune varietà tradizionali hanno una eccezionale durata in ambienti freschi e asciutti: se vengono lasciate intere, distanziate fra loro, lontane da frutta quali mele e pere e appoggiate su un graticcio di vimini o di legno, possono durare per tutto l’inverno.
Dall’Italia alle… isole Tonga!
Oggi l’Italia è fra i maggiori produttori mondiali e le nostre zucche sono apprezzate per l’alta qualità della polpa. Ma oggi la zucca italiana ha dei concorrenti inaspettati. La coltivazione dell’ortaggio si è infatti diffusa in modo esponenziale nell’arcipelago delle Tonga, sfrattando le colture tipiche di queste sperdute isole nel Pacifico meridionale. Il motivo? Ai giapponesi piacciono le zucche, e ne importano in grande quantità dalle isole del Pacifico, soprattutto nella varietà “Delica” a frutto tondo, coltivata anche in Italia. Una buona risorsa per i contadini locali, ma anche un preoccupante danno per l’ambiente di questi fragili ecosistemi insulari dove la vigorosa zucca sta prendendo il posto delle piante autoctone e e degli ambienti forestali, rasi al suolo per farne terreni agricoli.
Zucca, tanta vitamina A!
Secondo l’Istituto Nazionale della Nutrizione (INRAN), 200 grammi di zucca sono in grado di coprire il fabbisogno medio quotidiano del nostro organismo di vitamina A. Per questo motivo l’ortaggio è raccomandato nelle fasi di svezzamento dei neonati, in quanto è anche facilmente digeribile e non favorisce lo sviluppo di allergie e intolleranze alimentari nella prima infanzia. E poi è un ortaggio buonissimo, legato a grandi piatti della nostra cucina: da provare in zuppe e contorni, impagabile per torte, plumcake e muffin e persino per il gelato: provare per credere.
Il consiglio di Viridea – www.viridea.it
• Scegliete i semi di zucca per le vostre coltivazioni future: la semina andrà fatta in primavera, quando saranno disponibili nei garden anche le piantine pronte in diverse varietà.
Foto Credits: Lorena Lombroso