L’Eden, il paradiso del racconto bibblico, ce lo immaginiamo come un giardino colmo di fiori e frutti. Ma forse invece dovremmo pensarlo come qualcosa di simile alle remote foreste sulle montagne del Kazakistan: è proprio infatti che cresce il Malus sierversii, l’antico melo selvatico che nutrì Eva con il suo frutto proibito, sancendo la scacciata degli uomini dal “giardino di Dio”.
Nonostante questo fato avverso, per ironia della sorte, è proprio questa la pianta che dobbiamo ringraziare perché progenitrice di tutte le varietà di mela che troviamo oggi al super. Dal melo selvatico sono infatti derivate tutte le altre mele… Dovrebbe quindi essere una specie custodita gelosamente. E invece, a quanto denuncia l’Associazione Alma, le rare foreste di meli selvatici sono in pericolo.
Il motivo è sempre lo stesso, l’azione dell’uomo, che ne ha distrutto il 70%. Oltre, aggiungerei, al totale disinteresse che circonda le specie vegetali nella nostra società. Ancor più quelle che non entrano nei circuiti della grande distribuzione. Il “Melo dell’Eden” in questione è peraltro un melo selvatico tra i più preziosi: l’Associazione infatti ne mette in risalto le qualità per noi vitali: a fronte della grandezza del frutto, di dimensioni più simili alle mele ottenute oggi che a quelle antiche, il Malus sierversii assicura mele non trattate, essendo resistente a moltissime malattie tipiche invece delle nuove varietà (secondo la notizia riportata sul Corriere della Sera, i meli vengono sottoposti a ben 35 pesticidi). Anche in caso di incroci, quindi, potrebbe “potenziare” il corredo genetico dei meli moderni. L’albero poi è pure decorativo: alto 20-30 metri e largo 2 con foglie che si arrossano in autunno. Un gioiello della natura insomma, che va protetto e meriterebbe ben più alta considerazione.
Il sito: Associazione Alma