Qualche tempo fa abbiamo parlato con un agronomo di quanto sia pericoloso il sale sparso come antighiaccio per gli alberi lungo le strade di città. Ma dal punto di vista scientifico, finora non era chiaro esattamente come il sale riuscisse a bloccare la crescita delle radici delle piante.
Un team di ricercatori della Carnegie Institution, guidato da Josè Dinneny e Lina Duan, ha scoperto che non tutte le radici sono inibite allo stesso modo dal sale. La ricerca ha per la prima volta rilevato che ad essere sensibile al sale è un sottile strato interno di tessuto nella ramificazione della radice. Lo strato attaccato dal sale attiva un ormone dello stress che fa da campanello d’allarme e ferma la crescita delle radici.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Plant Cell e costituisce una vera e propria “manna” per lo sviluppo di colture resistenti al sale e per la comprensione della risposta allo stress da sale delle piante. La salinità non è tema da poco, attenzione: le Nazioni Unite stimano che colpisce circa ottanta milioni di ettari di terra coltivabile non solo nei paesi in via di sviluppo ma anche in Stati come la California.
Analizzando il ruolo di risposta allo stress salinico degli ormoni di differenti piante, i ricercatori hanno scoperto il ruolo cruciale dell’acido abscissico: ormone dello stress prodotto dalla piante quando sono esposte alla siccità o ad ambienti salini. L’acido abscissico funge da “guardia” ai pericoli insieme all’endoderma della radice che agisce come barriera semipermeabile: entrambi gli elementi reagiscono ad una situazione rischiosa inibendo la crescita delle radici della pianta in ambienti ostili.