Mappato il Dna delle orchidee Phalaenopsis

phal_vaso Completata la prima mappa del Dna dell’orchidea Phalaenopsis, la ‘regina’ delle piante ornamentali che riveste un ruolo centrale nel mercato florovivaistico mondiale. Nel suo Dna sono stati identificati i geni che contribuiscono a disegnare le forme eleganti dei suoi fiori, così come i geni che hanno favorito l’adattamento a condizioni climatiche estreme. Il risultato, pubblicato su Nature Genetics, si deve all’Orchid Genome Project, la task force internazionale coordinata dai ricercatori Lai-Qiang Huang e Zhong-Jian Liu dell’università Tsinghua a Pechino.

Il genoma sequenziato appartiene alla Phalaenopsis equestris, specie tropicale che, come tutte le Phalaenopsis, vive adagiata sui rami e i tronchi di altre piante (per questo viene definita ‘epifita’). Si tratta di una delle specie spesso utilizzate per creare gli ibridi che troviamo in commercio. Questa specie è la prima ad essere sequenziata tra le piante che si sono adattate ai climi estremamente caldi e aridi facendo uno speciale tipo di fotosintesi chiamata Cam (il cui acronimo significa metabolismo acido delle crassulacee): questo ciclo metabolico, usato anche dalle piante che vivono nel deserto, consente di produrre energia con la luce solare mantenendo gli stomi delle foglie chiusi per evitare la dispersione di acqua.

Nel Dna dell’orchidea P.equestris, i ricercatori hanno individuato oltre 2.900 geni contenenti le istruzioni per produrre proteine. Inoltre hanno individuato i cosiddetti geni Mads-box, che giocano un ruolo di primo piano nello sviluppo del fiore: tra loro, sono state identificate specifiche famiglie di geni che si sono espanse e diversificate proprio nelle orchidee, contribuendo a disegnare le eleganti forme dei loro fiori così altamente specializzati. Ricostruendo la storia e l’evoluzione genetica dell’orchidea, i ricercatori hanno trovato nel suo genoma anche degli antichi eventi di duplicazione di vaste sequenze di Dna, che potrebbero essere implicati nello sviluppo della fotosintesi Cam come meccanismo adattativo all’ambiente.