Vestiti bio da buttare nel compost: il brevetto è made in Italy

Ebbene sì, oggi vi do una notizia, che ho trovato ora nelle agenzie che, per una volta, vi regalerà una botta di ottimismo. E’ tutta italiana infatti l’innovazione  che arriva da Treviso: si chiamano “Wear and Toss” ovvero “indossa e butta” i vestiti che, una volta usati, si possono buttare direttamente nel compost, tra bucce di patate e i fondi di caffé. Continua a leggere



Per proteggere le spiagge, piantumiamo il mare

Cavalluccio marino tra i protettivi getti della Posidonia oceanica

Di recente il problema dell’erosione delle coste, e quindi della perdita di parti di spiaggia a favore del mare, è balzato all’attenzione degli esperti. Un aiuto naturale proviene da una pianta acquatica, la Posidonia, tanto vituperata dai turisti ma tanto preziosa per le nostre spiagge (ne abbiamo parlato, ricordate: posidonia, poco chic ma eco preziosa). Dopo aver scoperto il ruolo di questa pianta, ci si è accorti però che di Posidonia ce n’è sempre meno, a causa dell’inquinamento e del cambiamento climatico. Da qui, l’idea. Coltiviamo la Posidonia per piantarla nel mare. Continua a leggere



Solar Challenge, auto solari in gara nel deserto

Curiosi e strani, alcuni sembrano dei jet spaziali o razzi ultracompressi, altri strani container o addirittura buffi pulmini che di ergonomico non sembrano avere molto: sono i veicoli ad energia solare che si sono sfidati all’inizio di ottobre nel deserto del Cile a nord di Santiago per l’Atacama Solar Challenge. La gara, in cui si sono sfidate 30 squadre provenienti da 7 paesi, è durata tre giorni e le auto solari si sono battute su una distanza di 1060 chilometri. Continua a leggere



Città meno calde (e più economiche) grazie ai tetti verdi

I tetti verdi, che si stanno diffondendo sempre più all’estero, sono una soluzione che permette di utilizzare in modo efficiente e proficuo spazi in condomini ed edifici pubblici in genere inutilizzati: i famosi lastrici solari, superfici spesso camminabili non adiacenti ad abitazioni, che fanno da semplice copertura ai locali sottostanti. Nelle città questo tipo di ampi spazi è cementificato, con il risultato che in massima parte l’energia irradiata dal sole viene diffusa nell’ambiente sotto forma di calore. Questo effetto ha un nome: si chiama “isola di calore urbana” e rende “bollenti” le città d’estate. Secondo uno studio italo-americano dell’Università di Stanford, i tetti verdi, ovvero quei tetti ricoperti da piante, sono una valida risposta a questo problema: contrastano infatti l’isola di calore urbana. Continua a leggere



L’edificio più ecologico? Il grattacielo!

Guardate attentamente le foto che corredano questo articolo: ritraggono una città americana? No, è Milano. A guardarla attraverso l’occhio (e l’obiettivo) di Alessandro Malinverno che ci ha gentilmente concesso questi stupendi scatti amatoriali, la città meneghina sta cambiando faccia. Ma molti di noi osservando con il naso all’insù i nuovi grattacieli avranno pensato tutto salvo che questa tendenza aiuta l’ambiente. Eppure da molti punti di vista, dire che il grattacielo è ecologico non è poi così lontano dalla realtà. Parlando della questione con l’Ing. Ballarini, scopriamo infatti che i pro dei grattacieli sono tanti e molti sono “verdi”Continua a leggere



Felix Finkbeiner, il bambino degli alberi

  

E’ un manager che ha centrato in pieno l’obiettivo che il suo team si era prefissato: piantare 1 milione di nuovi alberi. Un unico dettaglio: ha 13 anni. Felix Finkbeiner è la dimostrazione che, al contrario di ciò che il vissuto spesso insinua, volere è potere. E lui ha voluto. E ottenuto. Ma il milione di nuove piante è solo il primo passo del progetto di questo incredibile bambino tedesco. L’idea di Felix, grazie all’azione coordinata dell’associazione che presiede, la Plant for The Planet, è ancora più ambiziosa: 500 miliardi di nuovi alberi, per arrivare a un trilione in dieci anni. Continua a leggere



Allarme castagne: quest’anno sono poche e carissime


Basta andare al supermercato per accorgersi che di castagne italiane ce n’è poche e costano uno sproposito. Colpa del Cinipide del castagno o vespa cinese, un parassita incidentalmente arrivato in Italia che attacca gli alberi e ha già dimezzato la produzione italiana. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme sulla produzione di castagne in Italia che detiene la leadership produttiva in Europa e si classifica al quarto posto nel mondo dopo Cina, Corea del sud e Turchia. A rischio non c’è solo il prelibato frutto dell’autunno, ma 780mila ettari di bosco di castagno sul territorio con 34.160 imprese agricole che danno occupazione nell’intera filiera a centomila persone. Continua a leggere