Passa dalla cura e dalla coltivazione professionale delle piante il percorso di reintegro nella società dei detenuti nel carcere di Bollate. Daniele Bossari è andato a visitare la struttura alle porte di Milano che si propone come esempio da seguire nell’offrire una nuova modalità di vita per coloro che devono scontare una pena: non in ozio perenne chiusi nelle celle, ma in attivo sforzo per imparare un mestiere e potersi proporre all’esterno del carcere come individui utili alla società. Continua a leggere
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La proposta: Milano più verde con l’aiuto dei detenuti
Impiegare i detenuti per migliorare l’ambiente urbano piantando alberi e arbusti. Questa la proposta del Presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, che darebbe così seguito in scala più ampia al progetto messo in atto a Vanzago, Oasi del WWF, dove detenuti in permesso premio o autorizzati al servizio esterno hanno affiancato gli operatori del WWF nei lavori di sfalcio del sottobosco e nella manutenzione degli habitat dell’oasi in una “Giornata della restituzione” scattata a Ferragosto. I detenuti, un centinaio in tutto, provenivano in maggioranza dal carcere di Bollate (che ha da tempo in atto progetti di reinserimento lavorativo nel verde) ma alcuni anche dagli istituti di pena di Opera, Vigevano, Cremona e Monza. Continua a leggere
Fiori dietro le sbarre: quando il carcere diventa vivaio
Al carcere di Bollate è in corso da due anni un silenzioso esperimento, strabiliante e di per sè rivoluzionario. I detenuti possono lavorare coltivando piante in serra. Ma non si tratta di un modo per tenerli occupati senza costrutto. I frutti di questo lavoro vengono venduti al pubblico nel negozio a Milano, tramite uno stand presente alle mostre-mercato oppure online, sul sito della Cooperativa Bollate, all’indirizzo www.cascinabollate.org che riporta, pianta per pianta, l’intero catalogo. Ma come fanno dei detenuti a lavorare “fuori”? Continua a leggere