Li chiamano “frutti dimenticati” e non è un eufemismo. Centinaia sono le varietà di frutta che non esistono più, o perché non sono abbastanza produttive in coltivazione oppure perché non hanno l’aspetto che impone il “gusto globalizzato” che richiede il mercato. Eppure la frutta dimenticata (come del resto gli ortaggi dimenticati) è un patrimonio culturale e genetico di inestimato valore: i pochi che l’hanno capito da anni stanno facendo, dalle più varie discipline, un grande lavoro di certosino faticoso recupero, quasi mai sostenuto da enti e istituzioni. Con la consapevolezza di tutto questo, leggo con grande piacere un’agenzia di oggi che parla di uno chef francese che ha deciso, non solo di creare, come hanno fatto altri, un archeo-frutteto recuperando gli alberi che producono queste preziose varietà antiche, ma di creare un vero e proprio menù con un ricco ricettario ottenuto esplorando tutte le possibilità che i gusti di queste curiose mele storiche consentono in cucina. Continua a leggere