In principio era una serretta, piccola iniziativa di un detenuto pollice verde e di un agente di custodia. Ora è un orto vero e proprio, rigoglioso di zucchine, cetrioli e melanzane: ortaggi a volontà che crescono insolitamente dietro alle sbarre di un carcere, quello di Torre del Gallo, casa circondariale a Pavia. E i raccolti vanno all’esterno, persino con gruppi d’acquisto. I guadagni vengono reinvestiti nell’orto stesso, con il supporto della direzione del carcere. L’orto infatti viene considerato in questo contesto un’occupazione di tipo riabilitativo: prendersi cura in prima persona di qualcosa che cresce, giorno dopo giorno, dal seme al frutto, offre un incentivo alla speranza e alla voglia di ricominciare in chi vede spesso la propria vita come un fallimento senza fine. Continua a leggere