“Concedere premialità nei bandi agli enti locali lombardi che non fanno ricorso a richiedenti asilo, bensì a manutentori del verde pubblico professionisti”. Questo si legge nella mozione presentata in questi giorni da 7 consiglieri leghisti alla giunta della Regione Lombardia. Una delle motivazioni della proposta? Tutelare il settore del florovivaismo. Abbiamo chiesto un commento in merito a Nada Forbici, rappresentante degli imprenditori del verde, che ha risposto: “Se l’idea è tutelare il settore, affidare il verde delle nostre città ai volontari, non importa di quale colore o paese siano, è una scelta di per sé poco lungimirante.”
“Meglio sarebbe per i comuni sforzarsi di far fare questi lavori ad aziende professioniste, meglio se del territorio – precisa la Presidente di Assofloro – che saranno così motivate ad assumere personale, dando lavoro a famiglie che poi fanno la spesa, contribuendo così al reddito del paese. Far lavorare i volontari in parchi e giardini, permettendo loro di metter mano alle piante, significa prendersi l’incarico di dar loro una formazione adeguata. Il verde infatti richiede precise competenze. E il comune stesso che darà questi incarichi deve avere al suo interno – o comunque appoggiarsi – a personale qualificato. E non stiamo parlando di ingegneri edili o geometri, ma di agronomi, periti agrari o agrotecnici che, nel ruolo di direttore dei lavori, sappiano dare indicazioni corrette a monte, e poi controllare che il lavoro assegnato sia stato svolto seguendo i criteri indicati dall’amministrazione pubblica. In questo modo eviteremo che cittadini volenterosi ma impreparati mettano a dimora, nelle aiuole milanesi, piante come Bromelie, Orchidee o Anthurium destinate a morire appena arriva l’inverno”.
C’è anche la parte relativa alla sicurezza che preoccupa la Forbici: saper usare le attrezzature, mettere le segnalazioni di cantiere e utilizzare i corretti dpi (Dispositivi di Protezione Individuale, ovvero caschetto, occhiali ecc.): anche questo deve essere previsto se si vogliono utilizzare i volontari per svolgere lavori pubblici. “Se un volontario utilizza un decespugliatore e un sasso vola verso una mamma che sta passando con il passeggino, chi risponde?”.
E conclude: “Se l’idea dei consiglieri regionali è quella di tutelare il settore, al di là delle strumentalizzazioni, che mettano mano a come vengono assegnati gli appalti pubblici per il verde urbano, scardinando il criterio del massimo ribasso per esempio. Che facciano capire alle amministrazioni pubbliche locali che il verde è un patrimonio di tutti, un bene comune. Lasciamo ai volontari che non hanno le conoscenze agronomiche necessarie tanti altri lavori di pubblica utilità, come la pulizia dei parchi dalle cartacce o il pedibus per i bambini”.