I vasoni di Via Vittor Pisani, le alberature di viale Gran Sasso, i gelsi a piazza della Scala, le magnolie e gli aceri su cui si sono sprecate tante parole. Il piano verde di Milano, proposto in pompa magna (“Pianteremo 90mila, anzi no, 500mila alberi!”) con slogan sbandierati di una città più vivibile, più bella e più sana, mostra la sua debolezza. Proprio adesso. Perché le nuove piante stanno morendo.
Le prime a cadere sono quelle senza impianti di irrigazione, com’era del resto ampiamente prevedibile. Non ci voleva certo un genio visto le temperature estive meneghine degli ultimi anni. Qui su Fiori & Foglie il sospetto era venuto. Ricordate? Si diceva: “La manutenzione poi sarà rilevante: in vaso è fondamentale l’irrigazione, che non potrà dipendere dalla buona volontà dei commercianti. Nè da vivai che spesso vedono queste cose più come un’onere che come un’opportunità. Sarà stato previsto un impianto o una soluzione all’altezza?” E ora la triste conferma dal Corriere della Sera proprio in questi giorni, nell’articolo di Carlo Lovati nelle pagine della cronaca di Milano.
Possibile dunque che ci si dà una mossa per migliorare il verde di Milano solo quando spunta qualche grosso personaggio come Abbado? E soprattutto: possibile che quando si spengono i riflettori, si è pronti a lasciare andare in malora un progetto di questa portata? E, ancora, è possibile che a noi cittadini tutto questo possa ancora andare bene??