Abbado: “i primi alberi alla città di Milano li regalo io”

La “dote Abbado”, con i suoi 90mila alberi per Milano, costerà al comune qualcosa in meno del previsto. Il maestro ha annunciato infatti che i 220 frassini previsti in via Dante, che creeranno un asse verde tra il Castello e Piazza del Duomo, saranno gentile omaggio suo e del Comitato che lo sostiene, diretto dall’architetto Renzo Piano con cui collaborano il giurista Guido Rossi, l’ingegner Giorgio Ceruti, l’architetto Alessandro Traldi, il paesaggista Franco Giorgetta e la coordinatrice Alberica Archinto. Il gruppo di frassini è stato a sua volta donato al Comitato da un vivaista e c’è da scommetterci che l’idea potrebbe essere seguita da altri: dopotutto il prestigio (e la pubblicità), con un testimonial come Abbado, è garantito.

Nel frattempo trapelano altre notizie sul piano di “rimboschimento” della città meneghina. Per esempio che in centro, compresa via Dante, gli alberi e gli arbusti in questione non verranno piantati nei vasi ma in terra, adeguando la loro collocazione alle necessità logistiche. Questo dovrebbe assicurare loro una vita più lunga delle tragiche esperienze passate. “Piano ha calcolato la profondità a cui corre il metrò: tre metri sotto terra”, dice Abbado dalle pagine del Corriere, “Agli alberi ne basta uno per crescere bene. E se manca terriccio ne porteremo. Quanto alle tubature, verrà sistemato intorno alle radici un materiale speciale che eviterà qualsiasi sconfinamento”.

Insomma il maestro ha una visione decisamente verde della città capitale del business e della moda italiana. Per esempio popolata di bar e locali con eleganti tavolini all’aperto che possono offrire ai propri clienti l’agio e il confort delle chiome ombrose durante le torride estati milanesi. E nelle piazzette, mercatini stabili dove si vendono piante e colorati fiori di stagione, come accade per esempio in Germania, dove ogni piccolo paese ne ha uno.

Una sensibilità che deve crescere, fino al punto di “adottare” gli alberi della città: “Sarebbe bellissimo che i milanesi si facessero carico di una parte delle piante” – continua infatti Abbado. Piante che farebbero di sicuro bene alle aree più congestionate, rinfrescando, ossigenando e ripulendo l’aria dai gas e dalle polveri inquinanti. Coinvolgendo la periferia poi, renderebbero più godibili vaste aree urbane, spesso nude e trascurate, di cui gli abitanti potrebbero finalmente riappropriarsi.