Nagoya: l’Onu discute e intanto il pianeta muore

I ministri di tutto il mondo hanno dato il via oggi in Giappone ai negoziati finali per giungere a un accordo Onu sulla protezione della natura, mentre la Banca Mondiale ha lanciato un appello a valutare i benefici per l’economia e il benessere umano rappresentanti da foreste, oceani e fiumi. I rappresentanti di quasi 200 paesi sono riuniti a Nagoya per fissare i nuovi standard che dal 2020 devono consentire di combattere meglio l’estinzione di specie animali e vegetali, dopo aver mancato il precedente obiettivo per una “riduzione significativa” della diversità biologica entro il 2010. Ma la trattativa non sembra promettere bene…

L’assemblea attualmente riunita a Nogoya dovrebbe spingere governi e aziende a impegnarsi a compiere grossi passi per proteggere gli ecosistemi minacciati, come le foreste che contribuiscono a fornire aria pulita, gli insetti che impollinano le piante e i coralli che offrono protezione ad importanti specie marine.

Robert Zoellick, il numero uno della Banca Mondiale, intervenendo all’apertura della conferenza di tre giorni, a cui partecipano in gran parte i responsabili ambientali dei governi, ha detto che anche i ministeri delle Finanze e le aziende devono tener conto del valore che la natura offre per il cibo, le medicine, il turismo e l’industria. “La produttività della terra e dei mari sta diminuendo, e con loro i servizi degli ecosistemi che sono cruciali per far uscire le persone dalla povertà”, ha detto Zoellick. “Le specie minacciate stanno scomparendo per sempre davanti ai nostro occhi”. Dalla scorsa settimana gli inviati stanno negoziando un accordo sui nuovi obiettivi per il 2020 e su un piano strategico in 20 punti che mira a proteggere le quote di pesce, a combattere la perdita o il degrado degli habitat naturali e conservare aree marine e terrestri più vaste.

Ma i paesi partecipanti si sono divisi sul livello delle rispettive ambizioni, e su chi deve pagare per gli impegni. L’attuale fondo per la biodiversità è di circa 3 miliardi di dollari l’anno, ma alcune nazioni in via di sviluppo chiedono che sia centuplicato. Il Giappone, che presiede ai negoziati, ha offerto 2 miliardi di dollari in tre anni a partire dal 2010, ma non è ancora chiaro se l’Europa parteciperà agli sforzi. Gli Stati Uniti non hanno ratificato la Convenzione sulla Diversità Biologica e prendono parte ai colloqui solo come osservatori. I paesi poveri rifiutano di firmare un accordo sugli obiettivi per il 2020 senza maggiori fondi e un patto su un nuovo protocollo Onu che dia loro una parte più equa dei profitti realizzati dalle aziende, come le case farmaceutiche, che usano le loro risorse genetiche (il cosiddetto protocollo Abs – Access and Benefit Sharing Abs). Intanto, secondo uno studio condotto da oltre 170 scienziati, circa un quinto dei vertebrati presenti nel mondo sono minacciati dall’estinzione.