Lo tsunami del marzo 2011 ha contaminato terreni (ricordate i girasoli anti-radiazioni?) e innondato di acqua salata e fanghi oltre 20mila ettari di risaie giapponesi, rendendo impossibile coltivarle. I giapponesi allora hanno intrappreso ricerche per risolvere il problema, cercando un modo per rendere nuovamente produttive quelle risaie. E i risultati stanno arrivando.
Secondo la notizia pubblicata sulla rivista Nature Biotechnology, il gruppo di ricerca anglo-giapponese coordinato da Ryohei Terauchi dell’Iwate Biotechnology Research Centre ha sviluppato, grazie all’ingegnieria genetica, delle piante di riso in grado di adattarsi alle nuove condizioni di salinità di quei terreni.
Le piante di riso sono state ottenute grazie a un nuovo metodo chiamato Mut Map che permette di ottenere le piante con le caratteristiche desiderate in modo più veloce: per la procedura si utilizza infatti una specie usata da tempo dagli agricoltori e dunque già adattata alle condizioni locali. Si tratta di una varietà di riso molto pregiata chiamata Hitomebore, coltivata nel Nord del Giappone.
L’esperimento per creare la nuova pianta di riso “anti-sale” è stato condotto attraverso più fasi: in un primo momento, sono state create piante con mutazioni genetiche specifiche, chiamate piante mutanti che hanno le caratteristiche desiderate, per esempio seminanismo (che è correlato a chicchi più gradi e a una maggiore resa della pianta), resistenza alla siccità e al sale. La mutazione genetica è stata ottenuta trattando le piante con un agente che causa la mutazione (in questo caso etil metano sulfonato). La pianta ottenuta è stata poi incrociata con la specie selvatica della varietà Hitomebore. Dalla progenie nata dall’incrocio è stata poi prodotta, per autoimpollinazione, una seconda generazione di piante adatta alle coltivazioni post-tsunami.