Forse non è poi così lontano il momento in cui potremo programmare quando far fiorire una pianta. La ricerca scientifica sta infatti facendo luce sui meccanismi che portano una specie a fiorire in un dato momento e non in un altro. Uno studio dell’università di Singapore pubblicato sulla rivista PLoS Biology indica che esiste un ‘motore’ molecolare, una proteina chiamata FTIP1, che trasporta dalle foglie alle gemme il segnale che determina la fioritura vera e propria. Perché è importante capire come funziona la fioritura? Perché in un futuro prossimo, potremo indurre le piante a fiorire più volte all’anno, moltiplicando per esempio i raccolti e rendendo dunque le piante molto più produttive.
”La fioritura è un processo molto complesso regolato da diversi fattori”, spiega Simone Ferrari, esperto di fisiologia vegetale dell’università di Roma La Sapienza. ”Il più importante è la durata del periodo di luce diurno, il cosiddetto fotoperiodo: la pianta è infatti in grado di capire in quale stagione si trova cronometrando la lunghezza del giorno e della notte con particolari proteine sensibili alla luce”. Quando questi recettori confermano che è arrivato il momento giusto per far sbocciare i fiori, le cellule delle foglie producono una molecola segnale chiamata Flowering Locus T (FT), che viaggia fino alle gemme apicali per accendere i geni responsabili della formazione del fiore.
Fino ad oggi, però, nessuno era ancora riuscito a capire esattamente come avvenisse questo viaggio attraverso la linfa della pianta. Dopo cinque anni di studi, i ricercatori di Singapore guidati dal biologo Yu Hao sono riusciti a scoprire che la molecola FT viaggia ‘a bordo’ di un’altra proteina, che si chiama FTIP1 (FT-interacting protein 1). Questo ‘taxi’ molecolare è cosi’ importante che quando non funziona a dovere, per esempio a causa di una mutazione genetica, la pianta fiorisce in ritardo.
La scoperta è molto importante perchè il fenomeno della fioritura è strettamente legato anche alla produttività dei raccolti. “Essere in grado di modificare questo meccanismo molecolare – spiega Ferrari – significa poter cambiare i tempi di fioritura delle piante a seconda delle proprie esigenze e delle condizioni ambientali: raddoppiare le fioriture annuali, per esempio, potrebbe voler dire raddoppiare anche i raccolti“. Le strade per raggiungere questo obiettivo sono diverse. “Possiamo pensare di creare direttamente in laboratorio delle piante geneticamente modificate, oppure – conclude l’esperto – possiamo usare queste proteine come marcatori molecolari da cui farci guidare nella più tradizionale selezione delle piante”.