Milano apre le porte ai giardini condivisi tra i cittadini

Una sala gremita, tanto piena che i posti a sedere non sono stati sufficienti: file di gente in piedi fino alla porta. E’ così che si è aperto l’insolito incontro (l’avevamo segnalato qui) nella mattinata della domenica appena trascorsa nelle sale dell’Acquario civico di Milano. Tema? I giardini in città. Non giardini come gli altri. Giardini creati dai cittadini su suolo pubblico, con il permesso delle autorità metropolitane. Giardini aperti a tutti e creati e cresciuti con il lavoro di tutti quelli che ne hanno voglia. Qualcosa di nuovo insomma, sta succedendo in città. E Fiori&Foglie era lì, a cercare di capire cosa per raccontarlo a voi, che ci seguite sempre numerosi. All’estero non è una novità, rimarca con consapevolezza Lucia Castellano, assessore al Demanio, ma per Milano lo è assolutamente. E due domande dirette a questa donna così decisa ed entusiasta ci fanno capire che si è trattato di un risultato estremamente faticoso da raggiungere, e che gli spazi verdi comunitari sono solo l’inizio di un cambiamento che potrebbe trasformare completamente le nostre città.

L'incontro nella sala gremita

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L’assessore ci spiega che la delibera sui giardini condivisi approvata recentemente dal Comune – che permette ai cittadini di individuare e richiedere, per coltivarle, aree urbane – è stata solo l’ultimo passo  di un percorso ad ostacoli che ha visto fino ad ora nel cittadino una “controparte” da cui difendersi e di cui diffidare, piuttosto che un elemento attivo e propulsivo della società. Questo cambiamento di prospettiva è qualcosa per cui la Castellano, in coppia (cit. “ineffabile”) con Daniela Benelli, assessore al Decentramento, sta lottando da tempo.

L’assessore Lucia Castellano

Una visione superata e ancora più dannosa, in quanto capace di trasformare  il cittadino in una cellula apatica, in grado solo di lamentarsi senza fare nulla per cambiare le cose, nella convinzione che la sua voce non sarebbe comunque ascoltata. Danno da entrambe le parti, dunque. Ma in tempi di crisi, spiegano i due assessori, i soldi sono pochi e la mano pubblica non arriva dappertutto. Il cittadino che ha iniziativa e voglia di fare non solo deve trovare ascolto da parte delle istituzioni, ma conviene alla stessa amministrazione che lo trovi. Perché il cittadino, diventando “motore”, crea valore per la città e porta la mano pubblica là dove da sola non arriva. Il giardino condiviso è un esempio di tutto questo. Decorativo con i fiori da taglio o produttivo con gli ortaggi, non importa: dalle analisi delle esperienze in tutta Europa è emerso che affidare spazi verdi metropolitani a gruppi di persone organizzate fa un gran bene alla città.

L’assessore Daniela Benelli

Questi community gardens sono oasi di bellezza e di attivismo, fanno uso delle professionalità perse per il mondo del lavoro, con il contatto tra le persone si creano rapporti e poi progetti, anche commerciali. I giardini condivisi, è provato, fanno da “calmiere” nelle zone ad alta tensione sociale. Grazie al contatto tra gli abitanti, si aprono nuove prospettive personali e cala la piccola criminalità. Le periferie riescono, condividendo l’attività del coltivare, ad integrare meglio gli immigrati che hanno usi e costumi diversi, e a coinvolgere le persone che vivono disagio. Si dà nuovo valore al sapere delle persone più anziane, che ancora ricordano come crescere le piante e gli ortaggi, come creare cassoni di legno, come sistemare una recinzione: si recuperano tradizioni e saggezza antica. Si mangiano insieme i prodotti dell’orto (rialzato in cassoni, magari, con terra buona), si creano eventi e momenti di aggregazione, si trova l’antidoto alla solitudine urbana.

Mariella Bussolati, relatrice sulle esperienze all’estero

Tra vie, piazze e case, si riforma un tessuto sociale che da tempo non è più presente nelle grandi città e si ricrea una linea diretta con la campagna e l’agricoltura, esiliate ai margini dalla produzione industriale e dal cemento. E tutto questo non accade solo in periferia.

I plus insomma sono davvero troppi per rinunciare in nome di un’amministrazione dirigista ma immobilista. A Roma i giardini condivisi nascono come funghi: in due anni ne sono nati più di cento. E ora Milano, ci dicono i due assessori, ha deciso di fare un passo forte in questa nuova direzione. “Gli ostacoli ci sono e ci saranno”, ricordano con grinta da vendere le due amministratrici, ma la strada maestra è segnata. E sicuramente, a quanto abbiamo potuto sentire, è colorata di verde!