Qualcuno dirà “Evviva”, ma poi pensandoci un attimo, si pentirà subito: la notizia che pochi giorni fa, giovedì 16 aprile, è stata trovata in Francia una pianta di caffè infettata dal killer degli ulivi, il batterio Xylella fastidiosa che sta uccidendo i magnifici ulivi del Salento, non merita una festa – anche se certo neanche la poco “simpatica” reazione francese di blocco delle frontiere rispetto alle piante pugliesi la merita 😀 La pianta positiva al batterio è arrivata nel mercato all’ingrosso di Rungis, alle porte di Parigi, dal Sud America attraverso l’Olanda.
Tante cose si possono dire ma quella più ovvia è che chiudere le frontiere non serve a granché: come i francesi hanno avuto modo di vedere, facciamo tutti parte di un mondo globalizzato dove il movimento di merci e persone non può semplicemente essere impedito. E per regolamentarlo con buon senso ed efficacia, occorrono decisioni di gruppo, non singole, e in accordo tra tutti i paesi. E non solo quelli europei: la xylella detto per inciso è presente da tempo in America, dove è stata isolata e descritta da Pierce nel 1987. E non c’è mica solo lei.
Tanti batteri e insetti killer sono pronti a fare o hanno già fatto strage di preziosi prodotti agricoli: pomodori (Popillia japonica), castagne (cinipide galligeno), ciliegie mirtilli e uva (Drosophila suzukii), mele e pere (Erwinia amylovora), kiwi (Pseudomonas syringae pv. Actinidiae). Combatterli richiede un investimento sulla ricerca: la xylella è difficile da raggiungere con fitofarmaci poiché si annida nei vasi che si trovano nella parte legnosa degli ulivi (si potrebbe forse provare l’endoterapia con iniezioni al tronco? Costi troppo alti?). Il batterio ha però un tallone d’Achille: non sopporta il freddo, in particolare temperature sotto i -2°C. Ecco perché colpisce duramente le zone a clima mite tutto l’anno come il sud italiano.
Intanto gli abbattimenti selettivi degli ulivi nel Salento, superato lo stop, procedono sotto la supervisione del commissario per l’emergenza Giuseppe Silletti, comandante della Forestale pugliese, che precisa che la dolorosa operazione – obbligatoria vista la norma comunitaria recepita dall’Italia contro i “germi da quarantena” – si attua solo dopo risultato positivo delle analisi su ogni albero e che l’intervento mira a creare una “zona cuscinetto” che impedisca l’avanzata dell’infezione, in attesa delle decisioni che prenderà l’Europa.
Ps. Un sentito ringraziamento per la segnalazione della notizia a Fabio Fondatori 😉