Record italiano, ma di quelli di cui non si può vantarsi: l’Italia detiene l’angosciante record delle morti premature in cui l’inquinamento ha un ruolo certo. I dati, assolutamente spaventosi, arrivano dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) con numeri che fanno effetto. In tutto, si tratta di 84.400 mila vittime premature causate nel solo 2012, di cui quasi 60mila dovuti alle micropolveri sottili. E nello Stivale l’area più colpita è la Pianura padana, là dove, a causa della geografia del territorio, l’inquinamento dell’aria stagna per mancanza di vento.
Brescia, Milano, Monza e Torino superano il limite Ue di 25 microgrammi di polveri per metro cubo d’aria l’anno: l’aria di queste città è ricca sì, ma di veleni. Quello che colpisce a fronte di questi dati è l’assenza, persino nelle tavole della Cop21, di politiche volte ad incentivare il verde. Le piante infatti sono di sicuro la protagoniste ideali, la prima risorsa, la più efficiente, vasta ed economica, per purificare aria e acqua delle nostre città e delle nostre industrie. Eppure di alberi nei discorsi che si stanno facendo ora a Parigi alla Conferenza Internazionale sul Clima si sta parlando davvero poco.