Sessanta per cento: è questa la percentuale del costo della bolletta dell’acqua che pagano gli agricoltori, una spesa che in questo modo non ricade sui 10 milioni di cittadini lombardi. Tra i tanti e interessanti temi affrontati ieri agli Stati Generali del Verde Pubblico nella tappa milanese, c’era anche l’acqua, elemento vitale per uomini, piante e suolo. Ne ha parlato in particolare Alessandro Folli, Presidente del Consorzio Est TicinoVilloresi, ente si prende cura di circa 4mila chilometri di canali che rendono possibile il trasporto dell’acqua là dove manca e il prelievo là dove ce n’è troppa. E di cosa costa tutto questo lavoro così prezioso per il territorio non si parla molto spesso…
Quello dell’utilizzo dell’oro blu è sicuramente un tema di forte attualità alla luce delle prolungate siccità e, per contrasto, delle bombe d’acqua che concentrano in pochi minuti le precipitazioni di mesi facendo esondare canali e fiumi, come nel caso del Seveso, per cui si realizzeranno le tanto discusse vasche di laminazione che dovranno impedire straripamenti e allagamenti a Milano.
Ma nei momenti in cui l’acqua manca, spesso si critica il consumo che ne fanno le piante coltivate per l’agricoltura. Folli ha tenuto a sottolineare che l’acqua usata nei campi viene restituita alla falda e che il costo dell’elemento liquido in Lombardia è a carico degli agricoltori per più della metà del suo importo complessivo.
Alla rimarcatura di Folli si può aggiungere una considerazione: l’acqua che le piante nei campi consumano viene restituita sia all’aria, in termini di umidità atmosferica grazie all’evotraspirazione vegetale, sia in termini di produzione di ortaggi e frutti, che quell’acqua la contengono e che viene ritrasferita a noi quando ce ne nutriamo. Agricoltura e piante non possono quindi che essere preziose alleate dell’uomo nell’utilizzo sostenibile di questa insostituibile risorsa.