Roma: parte l’hashtag #IostoconSpelacchio. E il Comune valuta la rimozione dell’Albero

Mentre l’assessore all’Ambiente di Roma Pinuccia Montanari lancia un hashtag solidale per l’Albero più discusso del Natale 2017 (che sta facendo parlare di più persino delle imbarazzanti palme illuminate di Civitanova), il Comune sta valutando di rimuovere l’abete “Spelacchio” da Piazza Venezia. Lo annuncia in una nota la consigliera del PD capitolino Ilaria Piccolo, secondo la quale al Campidoglio si starebbe discutendo della possibilità di sostituire lo sfortunato Albero di Natale con un’istallazione artistica di stelle e comete.

L’accento cade sui costi, in quanto la somma spesa per Spelacchio (definito dai romani un albero “carciofo”, più un “rosmarino” che un abete) ha colpito molti. Il deputato di Forza Italia, Roberto Caon dichiara che “pagare 48mila euro di soldi pubblici il trasporto di un albero morto che al massimo costa un euro e mezzo al chilometro” indica un chiaro spreco di denaro dei contribuenti “che merita di essere approfondito dalla magistratura”. Mentre i social organizzano il funerale, il Codacons ha già presentato un esposto per danno erariale. D’altra parte, l’istallazione che lo sostituirebbe avrebbe sicuramente un ulteriore costo. Dal Trentino intanto l’assessore Mauro Gilmozzi ha ricordato di aver proposto al Comune di Roma la sostituzione dell’albero, che però è stata rifiutata.

La Montanari invece lancia l’hashtag di solidarietà #iostoconspelacchio (ma non è il primo) sottolineando che, grazie al caso dell’abete romano, “c’è chi ha scoperto che alberi di Natale così grandi ed alti non possono avere le radici. Per questo lo hanno dato per morto senza accorgersi che in questa struggente storia di Natale a morire è stato prima di tutto il buon senso”. La Val di Fiemme ha anche scritto una lettera di ringraziamento a Spelacchio, perché grazie a lui, un albero è in prima pagina e quindi, per una volta, “si sono accesi i riflettori sulla natura”.

Intanto l’articolo del Guardian sull’affaire Spelacchio supera la politica del momento aggiungendo sale nella discussione sul degrado della Città Eterna, allargandola all’evidente trascuratezza e carenza di manutenzione degli spazi verdi e dei giardini della Capitale, piena di buche e di “giardini pubblici incolti dove le erbacce crescono ad altezza d’uomo”.