A Rotterdam potete coltivare ortaggi nelle aiuole pubbliche. E persino allevarci qualche gallina. Cambia il clima, cambiano le esigenze: di fronte a trasformazioni molto veloci, occorre sapersi adattare. La chiave? La resilenza. Riferita ai materiali, questa parola significa la capacità di assorbire un urto senza danni; riferita alle persone, è l’attitudine a saper affrontare e superare un evento inaspettato trasformando le difficoltà in nuove opportunità positive. E dunque, spazio agli orti resilienti: coltivare ortaggi è per molti un’esperienza nuova che può facilmente trasformarsi in una riscoperta entusiasmante.
Un orto per riaccostarsi alla natura
La coltivazione delle piante ornamentali, e soprattutto di quelle da orto e da frutto, offre la possibilità di ritrovare i ritmi naturali, perduti nella vita urbana scandita dalla fretta. L’orto ci chiede pazienza e ci regala la lentezza, è un’attività no-stress, rilassante e non di rado entusiasmante. L’orto è bello, ci soddisfa intimamente, aiuta a sentirsi parte del cosmo naturale: per tutte queste ragioni è consigliato a tutti e soprattutto a chi è in difficoltà per le più diverse ragioni, a partire da ansia e stress.
L’orto resiliente: combattere lo spreco e l’inquinamento
Da un punto di vista sociale, la produzione di ortaggi nel proprio spazio verde ha un profilo etico e resiliente: è un modo per combattere attivamente il degrado urbano e il consumo del suolo, invita a un’alimentazione sana e senza sprechi, introduce concetti di socialità e di condivisione. L’orto resiliente non è diverso da qualsiasi altro orto, ma ha in più alcune caratteristiche di sostenibilità: la coltivazione è rigorosamente biologica, il raccolto non viene mai sprecato neppure in minima parte, attuando ogni forma di conservazione e di trasformazione. Inoltre, la resilienza richiede la capacità di relazionarsi con la comunità, stringendo alleanze positive sul piano sociale e pratico: un caso tipico è l’orto condiviso per recuperare piccole e grandi aree urbane abbandonate, dal cortile del condominio alle zone degradate da recuperare e far rivivere, collaborando con amici e vicini di casa e di quartiere.
L’esperienza di Rotterdam
Una ragionevole autosufficienza con produzione di cibi, beni e servizi a basso impatto ambientale è parte della resilienza. Sistemi urbani sostenibili come Rotterdam, resilient city all’avanguardia, incentivano nei cittadini la coltivazione di frutti e ortaggi negli spazi verdi e orti condivisi in tutti i quartieri; sono ammessi anche i piccoli allevamenti di animali da cortile. Questa città olandese è un modello di sostenibilità che mette in campo strategie e competenze sul piano sociale, istituzionale e urbanistico, con un obiettivo semplice e forte: non cercare di sottomettere la natura, bensì assecondare i cambiamenti grazie a prevenzione, previsione e informazione ai cittadini.
L’orto in giardino e in balcone
L’orto non chiede necessariamente grandi spazi: basta un pezzetto di terra al sole, in giardino. Ma anche in vaso su balconi e terrazzi si possono raccogliere ottimi ortaggi di ogni tipo, che regalano la possibilità di allungare una mano e raccogliere sapori freschi e genuini a km zero. Chi non ha esperienza deve iniziare con pochi ortaggi molto facili: pomodorini, fagiolini, lattughe da taglio, erbe aromatiche… Con un minimo di esperienza si può coltivare di tutto, anche in vaso: persino le patate e i carciofi, con un raccolto magari piccolo in termini quantitativi ma di grande importanza per la soddisfazione personale e il messaggio che esprime. L’orto resiliente è un piacere in tavola, un modo per vivere meglio e per condividere la speranza di un presente e di un futuro migliore.
Coltivare un orto in città – Il consiglio di Viridea
• Per partire da zero con un orto in terrazzo, procuratevi i materiali di base: grandi vasi e cassette di buona profondità, da colmare con uno strato di biglie d’argilla sul fondo, coperto da un velo di non-tessuto, e con terriccio di tipo biologico.
• Se l’orto viene ricavato da un’area in giardino, occorre liberarla da sterpi, erbacce e sassi, migliorando il terreno con apporti di terriccio biologico e di stallatico in pellet.
• Invece di partire dal seme, conviene utilizzare le piantine pronte, molto più robuste e di rapido sviluppo. Un piccolo impianto di irrigazione a goccia potrà ridurre i consumi idrici conservando un buon livello di umidità senza richiedere molte attenzioni, anche se è sempre consigliabile controllare l’orticello anche quotidianamente in primavera-estate.
• Per coltivare con metodi biologici si utilizzano concimi, insetticidi e fungicidi bio, che devono riportare la dicitura “ammesso in agricoltura biologica”. Ottimi anche i corroboranti e potenziatori della resistenza delle piante, come la propoli, l’olio di lino e la polvere di roccia, che aiutano a proteggere le piante in modo naturale da vari tipi di problemi ambientali e fitosanitari.