In questo mese, quando fioriscono in tutta la loro magnificenza, la stortura delle potature insensate sulle magnolie diventa evidente. Ridotte a monconi che non fioriranno per anni, mentre altre potrebbero semplicemente rinunciare a vivere, dopo che si sono consumati, su di loro, atti di tale ignorante violenza. E pensare che le magnolie, in forma di arbusti o alberi, soulageana, liliflora, stellata come grandiflora, non hanno proprio nessun bisogno della motosega.
Naturalmente dotate di bellezza, le magnolie danno spettacolo non solo per le loro meravigliose corolle, prodotte con enorme abbondanza ogni anno, ma anche per il loro portamento, frutto di un’elegante quanto robusta architettura di tronchi e rami. Ma ecco intervenire alla fine dell’inverno, proprio a qualche settimana dalla fioritura, i potatori improvvisati, in grado di fare ciò che sembra impossibile: trasformare le magnolie in brutture, che rendono inguardabili viali e giardini di città.
Ecco dunque apparire magnolie capitozzate, sfregiate nei fusti, ridotte a monconi sofferenti, “attaccapanni” vegetali. Sofferenze che, come esseri viventi, le magnolie condividono con gli alberi che popolano i viali stradali, di cui viene amputata talmente tanta parte, che per mesi potranno esibire, di fronte agli sguardi avidi di verde, solo il loro nudo legno.
Ogni funzione ecosistemica di questi esemplari viene così annullata, quella stessa funzione per cui li piantiamo nelle nostre città: la loro capacità di ripulire e rinfrescare l’aria, di drenare l’acqua, di regalarci ombra e attutire i rumori. Come possono fare tutto questo senza rami né foglie? Senza potersi nutrire per mesi interi? Con ferite che attireranno parassiti che li indeboliranno abbreviando la loro vita?
Dai social sale un grido di dolore, la denuncia condivisa di professionisti ed esperti, mentre su Istagram Milano fa il pieno di foto ammirate per le magnolie in fiore sotto alla Madonnina… Piante che avrebbero diritto a mani sagge, occhi attenti e tocco lieve, quando proprio le esigenze umane lo rendessero necessario. Potature fatto con tale attenzione da neanche poterle distinguere. E invece no.
A questo sfregio continuo degli alberi si aggiunge, nelle magnolie, l’ultimo delitto dell’ignoranza: un furto a noi, che passeggiamo per le strade di città, della loro sconfinata, generosa bellezza, annuncio di primavera e l’invito a guardare in su, verso il cielo… rubatoci dalla più pigra incompetenza.