+10% di Alberi di Natale veri: acquisti in crescita ma perché quello finto “resiste”?

Secondo l’Associazione dei Florovivaisti Italiani, in questo dicembre si stima una crescita del 10% per l’acquisto degli alberi di Natale “veri”, con un giro d’affari complessivo di 30 milioni di euro. L’aumento della richiesta di alberi di Natale vivi aiuta – sottolinea il presidente dell’associazione, Aldo Alberto – anche molti giovani che stanno ripristinando questo tipo di coltivazioni nelle zone montane” al punto che si l’obiettivo è “competere con la Germania, dove la coltivazione di abeti di Natale arriva a quasi 20 milioni di alberi prodotti”. Eppure, nonostante il trend positivo, nelle case degli italiani continuano ad entrare molti più abeti sintetici (7 su 10 dei 12 milioni di alberi venduti) che abeti veri.

Viene da chiedersi come mai il dilemma sussista, in tempi di movimenti di piazza che sollecitano fortemente più misure per la tutela ambientale. Il fatto è che l’eterna questione natalizia – albero vero vs albero finto – checché se ne dica, non è affatto risolta.

I professionisti del verde ribadiscono: l’Albero finto danneggia l’ambiente e servono 2 secoli per smaltirne uno. “Per realizzare un albero di Natale di plastica medio (10 kg circa) – ricordano – occorrono 20 kg di petrolio e 23 kg di CO2 emessa nell’atmosfera, alle quali si aggiunge il petrolio che serve al trasporto dalla Cina, da cui viene l’80% di questi prodotti”. E in aggiunta, questi alberi finti richiedono di essere smaltiti.

Però però… propongo una riflessione del tutto personale.
L’Albero di Natale finto può durare 20 anni e soprattutto …al pollice verde pone molti meno problemi “di coscienza”.

In primis l’Abete finto ci libera dal senso di colpa di non poter dare una “casa” all’abete vivo che avremmo acquistato. In pochi possono permettersi un grande giardino che possa ospitare un abete che comunque arriverà, in età adulta, ai suoi bei 20 metri di altezza. Per non parlare del fatto che in Pianura Padana – negli spazi pubblici come in quelli privati – è sconsigliabile piantare alberi di montagna, che tendono a soffrire molto le estati torride della città. Peraltro è risaputo che pochissimi Abeti natalizi riescono a sopravvivere alle feste, trascorse all’interno di mini appartamenti, torturati da termosifoni accesi e carenze idriche.

Sapere che ogni Abete natalizio viene coltivato appositamente con lo scopo di rendere decorativi quei 20 giorni di festa – che termineranno con il riutilizzo di quell’albero sotto forma di compost o cippato, utile in agricoltura – dovrebbe liberarci da ogni pensiero, ma il problema è che non per tutti “funziona”. Certo, per chi li produce, si tratta solo di una pianta in centinaia, migliaia di esemplari, tutti molto simili. Acquistati nuovi ogni anno, gli Alberi di Natale coltivati fanno girare l’economia
Ma un fatto rimane: in molti animi risuona forte la consapevolezza che un albero dovrebbe essere trattato come un essere vivente, non come una decorazione usa-e-getta. Vederlo spogliarsi lentamente ma inesorabilmente dai suoi aghi verdi in salotto, portarlo fuori e metterlo nel cassonetto dopo la Befana, fa risuonare di profondo disagio alcune “corde” dentro di noi. 

Perché poi, diciamocelo, rinunciare all’Albero vero a Natale è un sacrificio. Quel profumo di bosco in casa, accarezzarne i rami, il suo verde che ricorda il rigoglio nel cuore del freddo inverno… La sua presenza viva è calore, parte della festa. Accontentarsi di un feticcio di plastica – posso dirlo? – è doloroso. Ma il feticcio assolve alla sua funzione e – detto fra noi – mi fa sentire a posto con tutti gli alberi del pianeta 😀