Francesco Mati sulle rotatorie verdi: “Sono una sfida per amministrazioni e professionisti”

Spesso un desolante biglietto da visita delle città, le mille rotonde e rotatorie stradali grandi e piccole del Belpaese. Popolate da piante morte, evidenti soprattutto in nella brutta stagione, se non da vera e propria spazzatura. Eppure queste grandi “aiuole” sono tante, spesso anche di buone dimensioni, e sempre più utilizzate per agevolare il traffico e la sicurezza stradale. A Francesco Mati, presidente del Distretto Vivaistico Ornamentale di Pistoia e imprenditore di una famiglia di vivaisti da generazioni, Fiori&Foglie ha chiesto se il verde delle rotatorie potrebbe essere gestito diversamente.

Aiuola di Mati Piante a bassa manutenzione

Non-luoghi nell’hinterland e nelle periferie, le rotonde gridano vendetta, e a pochi mesi dal “taglio del nastro”, si trasformano presto in angoli di degrado. Poco appealing per le aziende “sponsor”, che se ne prendono cura in cambio di visibilità solo lì dove c’è molto passaggio, mentre vanno deserte le gare comunali per quelle fuori mano, che quella visibilità non possono garantirla. E’ arduo farne spazi verdi perché devono coniugare l’assenza di manutenzione, il basso costo e spesso la scarsità d’acqua. Non solo, anche l’altezza della vegetazione può creare problemi per la schermatura alla vista degli automobilisti. Francesco, quali consigli ti senti di dare alle amministrazioni che le vorrebbero popolate di verde?

Quello delle rotarie, Daniela, è un argomento che fa discutere. Sappiamo che in Italia abbiamo un problema culturale nei confronti della manutenzione. Riusciamo a reperire risorse per fare, ma non riusciamo a organizzare un calendario di interventi per curare. In realtà è possibile sopperire al problema in vari modi: occorre progettare opere a bassa manutenzione utilizzando piante estremamente resilienti, abbinate a materiali a basso costo.

Francesco, esistono quindi piante che possono adattarsi ad un habitat così difficile come quello delle rotonde, che spesso non dispongono nemmeno di collegamenti idrici?

Le piante a bassissima manutenzione esistono e sono molto varie. Non solo graminacee, ma anche piante aromatiche mediterranee, piante ornamentali pioniere come Buddleja, Iris, Edera, Stachys lanata, Phlomis fruticosa, Vittadina triloba ecc., da abbinare a diverse tipologie di pietre e disposte in maniera scenografica, in modo da non diventare un ricettacolo di sporcizia. Potrebbe essere argomento di sfida per giovani paesaggisti: giardini asciutti, a basso costo e bassa manutenzione.

All’estero si sta pensando di considerarle oasi di biodiversità, “tappe” di natura tra il cemento per i percorsi di api, farfalle e insetti utili. Da noi invece nelle aree periferiche le rotatorie danno lo spettacolo peggiore, offrendo alla vista il degrado, con danno rispetto a chi ci abita e persino per il turismo. Esiste qualche alternativa con cui si può tentare di cambiare le cose? L’affidamento ai privati può essere una soluzione?

Il fatto è che occorre un cambiamento di mentalità. Dobbiamo uscire dal concerto di “giardino”, che non è appropriato a uno spazio limitato circondato da asfalto. “Opera a verde” è la definizione più corretta. E opere a verde a basso costo non significa rinunciare per forza ad un’elevata resa estetica: questa è la sfida, combinare materiali e piante in maniera da limitare al massimo la manutenzione.
È giusto far fare un investimento ai privati per arredare uno spazio a verde non fruibile? Il rischio è quello di avere un discutibile ritorno d’immagine a fronte di un investimento più o meno cospicuo…
Quindi? Gli esempi positivi per fortuna esistono, occorre però sopperire a una cronica mancanza di cultura del verde e di relativa comunicazione nel quotidiano.

Rotonda spartitraffico a Vancouver

Rotatoria con ortensie in Olanda