Mai ortaggi e pesci sono stati più vicini. Le verdure del futuro, senza aver mai messo le loro radici nella terra, arriveranno sulla nostra tavola direttamente da una serra dove sono cresciute nell’acqua, fertilizzate dai pesci. Sono questi gli scenari che si stanno aprendo per giovani imprenditori che di agricoltura masticano poco, ma di tecnologia e biochimica sanno tutto. Un esempio a Roma, dove una di queste realtà, The Cicle, produce ortaggi per ristoranti di qualità all’interno della sua serra di mille metri quadri dove le verdure sono coltivate fuorisuolo, irrigate da acqua concimata non dalle mucche, ma dai pesci.
A Roma la The Cicle coltiva così, tramite l’allevamento di pesci d’acqua dolce, ravanello e cavolo rosso, crescione, rapa giapponese, acetosella, mizuna baby, canapa, canasta, indivia e santoreggia, erbe aromatiche comuni e rare, baby leaves e microgreens.
Ma in sostanza come funziona una serra che coltiva le verdure grazie ai pesci?
“L’impianto acquaponico consente l’allevamento di pesci e la produzione di ortaggi nello stesso spazio. L’acqua, partendo dalle vasche dei pesci, raggiunge e fertilizza le piante grazie all’azione di comunità batteriche che convertono gli scarti prodotti dai pesci in nutrienti per le specie vegetali, per tornare poi nuovamente pulita alle piante”, specifica Simone Cofini, dottore in biotecnologie industriali con una specializzazione sugli organismi vegetali e direttore impianti della The Cicle.
In pratica grazie al ciclo dell’azoto, i batteri presenti nelle vasche e nel substrato inerte trasformano l’ammoniaca prodotta dai pesci in nitriti e nitrati, principale nutrimento delle piante.
I vantaggi di questo tipo di agricoltura del futuro?
Trattandosi di un sistema a ricircolo, l’idroponia sfrutta al massimo e recupera interamente l’acqua che utilizza, riducendo del 90% il consumo di acqua per kg di prodotto rispetto all’agricoltura tradizionale. Non richiede consumo di suolo e garantisce una maggiore resa e una maggiore velocità di crescita delle piante coltivate, impiegando solo lotta biologica contro insetti e malattie delle piante. Inoltre utilizza un personale limitato, poiché la maggior parte dei processi può essere agevolmente automatizzato. E i pesci possono diventare anch’essi fonte di reddito, sia per il consumo umano (es. tilapia, trota, persico sole) che come fauna da laghetto (es. carpe koi).
Gli svantaggi? Attualmente, la necessità di un forte know-how e gli ingenti costi.