Archiviato il referendum con un potente NO al nucleare da parte del Belpaese, resta sul tavolo il problema: come sfamare in futuro la nostra bulimia energivora? Tranquilli, non resteremo al buio, le alternative ci sono: e non sono solo le solite energie alternative “classiche”, basate sul sole o sul vento. Bolle ben altro in pentola …ma non tutto potrebbe avere un buon profumo. Tra le tante alternative ce n’é ad esempio una che é già realtà, e che in sordina sta già sconvolgendo i mercati dell’energia, ribaltando molti equilibri. Si tratta dei cosiddetti “gas non convenzionali”. In pochi sanno di cosa si tratta: l’abbiamo chiesto al nostro esperto, l’Ing. Paolo Ballarini, che ci ha raccontato che…
Partiamo dal principio, Ing. Ballarini: che cosa s’intende per gas non convenzionali?
Si tratta di normalissimo gas naturale, Daniela: principalmente metano ma proveniente da giacimenti che fino a pochi anni fa non erano sfruttabili, perché dispersi in rocce impermeabili come gli scisti o addirittura nei fondali degli oceani o nel permafrost.
Perché questi nuovi gas sono così interessanti?
Il fatto è che il gas proveniente da queste fonti finora non considerate sta entrando a gamba tesa sul mercato, sconvolgendo gli equilibri perché grazie a nuove tecnologie viene estratto in quantità sempre maggiori, soprattutto negli USA per i quali ormai rapprenta metà della produzione. E questo ha indebolito non poco la posizione dei produttori tradizionali di gas, quali la Russia, i paesi del golfo e l’Algeria. Il recente calo del prezzo del gas, di cui beneficiamo anche noi, è la diretta conseguenza di questa “new entry”.
Si tratta dunque di vaste quantità…!
Infatti: le riserve di questo tipo di gas non convenzionali, ancora non del tutto stimate, sono abbondantissime. Anche troppo. Si parla addirittura di un raddoppio delle riserve.
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Il ghiaccio che brucia
Quindi dov’è lo svantaggio?
Il problema è che per l’estrazione sono necessarie tecniche complesse, trivellazioni orizzontali, frantumazione delle rocce. E, soprattutto, si devono impiegare quantità elevatissime di acqua addizionata di particolari composti chimici, (fino al 2%!), tenuti segretissimi dai produttori, non si sa se per la loro pericolosità o verosimilmente per proteggere il segreto industriale ed evitare che nuovi concorrenti si affaccino sul mercato abbassando ulteriormente i prezzi.
Gli effetti sull’equilibrio idrogeologico e sulle falde idriche sono immaginabili. Inoltre si teme che una buona parte del metano, invece che raccolto, venga liberato nell’atmosfera. E il metano è un potentissimo gas serra, molto più potente della tanto vituperata CO2, l’anidride carbonica… che peraltro anche il metano produce una volta bruciato, essendo un combustibile fossile.
Quindi il problema è l’impatto ambientale. Ci sono altre fonti di gas non convenzionali in natura?
Esiste un’altra forma di metano immagazzinata nella crosta terrestre, ancora più abbondante, al di là di ogni immaginazione: i cosiddetti clatrati, un tipo particolare di ghiaccio che “ingabbia” nelle sue molecole enormi quantità di metano, al punto di incendiarsi (il cosiddetto “ghiaccio che brucia”). Fino a non molti anni fa si pensava che questi composti fossero presenti solo nei gelidi corpi del sistema solare esterno. Poi si è scoperto che i clatrati sono abbondantissimi non solo sulle lune di Giove e su Titano ma anche dalle nostre parti, nel permafrost e nei fondali degli oceani. Ad oggi ancora non si sa come estrarre questo gas, ma se si dovesse trovare il modo sarebbe un terremoto, anche economico, ancora più sconvolgente. E stiamo parlando di risorse immense: 2-10 volte superiori alle attuali.
Questi nuovi “giacimenti” potrebbero risolvere i nostri problemi energetici?
Beh, tieni conto che con il metano si può fare tutto, ci si può riscaldare, alimentare veicoli e centrali elettriche, tra l’altro molto più efficienti di quelle che usano altri tipi di combustibili. Potremmo andare avanti a consumare come dei forsennati per secoli.
Però…
Il problema è che non abbiamo proprio idea di quello che potrebbe succedere a questo povero pianeta se bruceremo quantità di combustibili fossili molto superiori a quelle che pensavamo, finora, di avere a disposizione. O forse un’idea l’abbiamo perché non è escluso che alla Terra, in passato, sia già successo più volte che tutti i clatrati siano stati liberati nell’atmosfera. Ad esempio durante l’estinzione di massa del Permiano-Triassico, quando si sono estinte il 96% delle specie marine e il 70% di quelle terrestri: mica pizza e fichi! Dite la verità, cominciate già a sentire la mancanza delle centrali nucleari, vero? 😉